In molti scrivono al titolare di questa rubrica chiedendo come iniziare ad approcciarsi al metodo liberale. È arrivato, fresco di stampa, un libro che fa al caso nostro. Lo ha scritto Corrado Ocone. Si intitola Il non detto della libertà (Rubbettino). Nelle conclusioni si capirà bene cosa sia questo «non detto». Ma ciò che è scritto prima, rappresenta una favolosa cavalcata nel pensiero liberale fatta attraverso dodici suoi autorevoli esponenti.
Ocone scrive bene e chiaro e soprattutto abbonda, come si deve, di citazioni e testi. Il filo rosso è quello della libertà. Poi, a proposito delle richieste che ci sono fatte, si potrà discutere delle libertà con gli aggettivi, da quelle economiche a quelle sociali. Ma il punto da cui partire è proprio il concetto di libertà, decisamente «non univoco», come spiega l’autore nella prefazione. Si parte con Constant e Berlin, intrecciando le loro reciproche contrapposizioni: libertà degli antichi vs libertà dei moderni, ovvero libertà negative in antitesi a quelle positive.
Chi scrive questa paginetta è sempre stato affascinato da quest’ultima definizione: libertà negativa come libertà dell’individuo, non interferenza. Come unica libertà che cerca un liberale. Ma la cosa è più complessa. Senza scomodare l’ultima parte, la più filosofica del libro, quella che parte da Kant e arriva a Pereyson, in fondo molto ruota attorno a quella preoccupazione di Berlin: la libertà in senso positivo è quella libertà di essere padroni di se stessi, è quella libertà per cui le leggi più che liberare debbono reprimere. Insomma è quella libertà in nome della quale la sovranità popolare, la dittatura della maggioranza «rischia di distruggere un quantità eccessiva di libertà negative».
Ocone muove con sapienza le sue pedine, vi fornisce gli strumenti per comprendere bene come si muove questa faglia. Passa attraverso Bobbio, Skinner e riprende da Locke e Mill. In un circolo apparentemente chiuso, in cui il concetto di libertà sembra liquido e al tempo stesso storico: per ritornare appunto con Mill dove arriverà poi con Berlin. Giustamente l’autore è come se volesse far scontrare le particelle per sortire l’effetto energetico più clamoroso: non si può dunque perdere quella contrapposizione tra l’individualismo metodologico di Hayek, per il quale il liberalismo è diventato un concetto troppo vago (e lo scriveva già negli anni Quaranta del secolo scorso) e la percezione soggettiva della libertà che è il mantra della nouvelle vague di Raymond Aron.
L’abbiamo spiegato in fretta ce ne rendiamo conto. Ma il libro di Ocone è molto di più di ciò che abbiamo sintetizzato in questa nostra biblioteca liberale. Non è un sunto del pensiero liberale e tanto meno la sua storia. È molto di più: è l’analisi delle sue contraddizioni vivaci, attraverso le opere dei suoi autori, è un assaggio della potenza del pensiero liberale nei secoli.
Nicola Porro, Il Giornale 27 novembre 2022