Esteri

L’inferno in Israele: Hetzbollah scatena vasti incendi

Questa mossa da parte dell’Iran per mezzo delle milizie libanesi ha alzato ulteriormente l’asticella dello scontro. Superata la linea rossa?

Israele incendio Hetzbollah

Durante un incontro in Libano, in una località che il portavoce di Hetzbollah ha riferito essere segreta ma che in realtà era il bunker sotterraneo dove da anni si rifugia Hassan Nasrallah, il nuovo ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani, che ha preso l’incarico subito dopo l’incidente dell’elicottero che oltre al suo predecessore è costato la vita anche al presidente Ebrahim Raisi, ha discusso con il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah quelle che sono state definite soluzioni proposte per porre fine alla guerra di Gaza. Alla fine dell’incontro la milizia terroristica ha pubblicato la seguente dichiarazione: “Hassan Nasrallah e Ali Bagheri Kani hanno rivisto gli ultimi sviluppi politici e di sicurezza regionali, specialmente sui fronti di Gaza e Libano, e le soluzioni proposte”.

Bagheri è arrivato in Libano lunedì durante il suo primo viaggio all’estero da quando è stato nominato ministro ad interim in seguito alla morte del suo predecessore Hossein Amir-Abdollahian e in una conferenza stampa ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero fermare tutti gli aiuti a Israele piuttosto che proporre un cessate il fuoco.

Ha anche aggiunto di aver scelto il Libano per la sua prima visita ufficiale perché il paese dei cedri è la culla della resistenza contro Israele.

In altre parole, con questo viaggio del suo ministro degli Esteri, l’Iran ha passato gli ordini al suo proxi libanese.

Gli effetti di questo ordine si sono subito fatti sentire, infatti nella notte fra il 3 e il 4 giugno un pesante bombardamento dal Libano con ordigni incendiari di diverso tipo, dalle bombe di mortaio ai droni suicidi e anche missili con testate adattate ad appiccare il fuoco anziché esplodere, ha colpito il nord di Israele innescando decine di incendi di vaste proporzioni che hanno distrutto migliaia di ettari di foreste.

C’è da sottolineare che si tratta di foreste che sono state piantate dagli israeliani negli ultimi 100 anni per strappare il territorio alle rocce desertiche e renderlo fertile.

Per fronteggiare la situazione sono state impegnate trentadue squadre di vigili del fuoco e sono stati usati aerei ed elicotteri antincendio.

Questa mossa da parte dell’Iran per mezzo di Hetzbollah, ha alzato ulteriormente l’asticella dello scontro e con i danni provocati, per ripiantare le foreste andate distrutte ci vorranno decine di anni, forse è stata superata l’ultima linea rossa.

Mentre succedeva tutto questo un membro anziano di Hamas, tramite il canale televisivo libanese al-Mayadeen, ha fatto sapere che nessuna delegazione è andata al Cairo e che Hamas non ha accettato quanto offerto dai mediatori. “Non vogliamo cominciare da zero, la nostra condizione principale ora è l’approvazione ufficiale da parte di Israele della precedente offerta altrimenti non ci saranno ulteriori round o discussioni sulla questione. Il movimento Hamas è sorpreso dalle continue richieste da parte del governo americano attraverso gli intermediari della nostra approvazione, mentre gli israeliani non sono d’accordo con la proposta che abbiamo concordato.”

A queste dichiarazione ha fatto eco un articolo pubblicato dal The Wall Street Journal intitolato: “Sinwar non vuole porre fine alla guerra”. In questo articolo viene pubblicato ciò che in Israele sanno da tempo ma che a Washington fanno finta di non capire, i funzionari di Hamas hanno detto ai mediatori di non aver visto un’offerta israeliana che corrispondesse all’accordo descritto da Biden.

Nel frattempo il primo ministro Netanyahu si trova fra l’incudine e il martello, fra le pressioni USA che per loro motivi interni, elezioni presidenziali, hanno bisogno di rinnovare i negoziati, e l’intransigenza dei partiti di destra che vogliono che la guerra continui fino alla distruzione di Hamas.
Se a questo aggiungiamo il fiato sul collo del tribunale internazionale la frittata è completa.

Intanto anche Sinwar non ha fretta di porre fine alla guerra, sente l’appoggio internazionale e crede, i fatti per il momento gli danno ragione, che stia trascinando Israele in un pantano che lo rende un emarginato nel mondo. Questo gli crea però difficoltà con i leader di Hamas in esilio, quelli che si sono abituati al lusso e alla bella vita, che sono ansiosi di porre fine alla guerra a condizione di un accordo che garantisca la sopravvivenza di Hamas e un loro ruolo nel governo di Gaza.

Mentre succede tutto questo, e presto saremo testimoni delle conseguenze, c’è da ricordare che il numero degli ostaggi israeliani vivi in mano ad Hamas si sta riducendo giorno dopo giorno. Anche ieri è stata data la notizia che Haim Peri, Yoram Metzger, Amiram Koper e Nadav Poplewell, che erano stati rapiti vivi, alcuni di loro erano anche apparsi in filmati pubblicati da Hamas, sono stati uccisi e che i loro corpi sono trattenuti dai terroristi.

Il Gabinetto di Guerra israeliano si riunirà d’urgenza il 4/6/2024 alle 17:30 ora italiana in seguito agli eventi nel nord d’Israele.

Lo Stato Maggiore dell’esercito aspetta solo il via libera per agire sia a Rafah sia in Libano.

Michael Sfaradi, 4 giugno 2024

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