Società

L’influencer Bergoglio ultimo sponsor dell’accoglienza indiscriminata

L’argentino è un Papa influencer che non sarà comunista ma sa come compiacere i comunisti

bergoglio © bamas e Pressmaster tramite Canva.com

Forse non ha torto Bergoglio a lamentarsi quando gli danno del comunista, il suo è più il cristianesimo sociale di genere onirico che la sinistra atea e anticattolica fa suo ogni volta che le conviene. Quanto sottili però le differenze, e quanto facili le strumentalizzazioni! Il Papa gesuita non perde occasione per rilanciare la sua interpretazione caotica, sudamericana del messaggio evangelico e torna alla carica con un discorso dei suoi, di quelli che inducono i laici e anche i cattolici raziocinanti a chiedersi: ma questo pontefice ci è o ci fa?

Ricevendo i padri scalabriniani, missionari dell’accoglienza, Bergoglio risolve a modo suo la crisi delle nascite: “Si prendano più migranti”; “Servono”, dice. Come se fosse facile, come se l’innesto fosse indolore e automatico! Come se la prova dei fatti non lo smentisse in tutto. Ma è un Papa o una segretaria del PD? Gli argomenti di Bergoglio, ancora una volta non sembrano granché, il solito miscuglio di paternalismo, superficialità e distorsione del messaggio cristiano: è troppo facile tirare in ballo la Sacra Famiglia che fugge in Egitto, il Gesù falegname “e pertanto” socialista, le migrazioni bibliche come fatto da incoraggiare. “I migranti sono maestri di speranza anche quando trovano porte chiuse non si arrendono”. Speranza o iattanza? E poi quali migranti? Quelli che si inseriscono senza adeguarsi, come i cinesi? O quelli che né si inseriscono né si adeguano, come gli arabi e i nordafricani?

A questo punto, dopo trenta anni di accoglimento illimitato e sconsiderato, non è più questione di santa tenacia ma di porre un limite, cosa che tutti i Paesi occidentali, prima fra tutti l’America storicamente inclusiva, stanno facendo, oppressi da una resa dei conti che ha del disastroso. Cristo presente nello straniero? Sempre e comunque? Il Papa non vuole fare i conti con la realtà e neppure coi predecessori, la sua impostazione è del tutto diversa da quella dei Wojtyla, dei Ratzinger che essendo pontefici non potevano non predicare l’accoglienza ma sapendola condizionata e ponendo limiti di ordine pratico non meno che confessionale.

“La ricerca di futuro che anima il migrante”, teorizza o vaneggia Bergoglio, ma a dirla tutta sembra che la ricerca di futuro di molti migranti, se non la gran parte, stia nel presente continuo, nel qui ed ora da risolvere in tutti i modi, leciti o più spesso illegali o criminali. La giornalista Francesca Totolo ogni giorno mette in fila gli episodi criminosi di questi migranti che cercano il futuro ma delinquono nella misura del 40, 50 percento pur essendo meno di dieci su cento; e la risposta che ne riceve dai detrattori, anche quella non è gran che, tradisce tutta l’impotenza di opporsi alla realtà: “Ma Totolo è di CasaPound”.

“Non dimenticatevi l’Antico Testamento: la vedova, l’orfano e lo straniero. Sono i privilegiati di Dio” ammonisce Bergoglio, ma così è davvero troppo facile: la Bibbia parla sì di migrazioni, le famose migrazioni bibliche, ma, a parte che il suo racconto, per chi ci crede, si perde nella notte dei tempi, si presta, come ogni testo sacro, ad infinite interpretazioni che vanno dalle fanatiche alle meditate, calibrate alla situazione. Che da decenni è di emergenza continua, di saturazione; e ci sarà un motivo se il solo Occidente si ritrova all’autodistruzione programmata, se i restanti 4/5 di mondo l’accoglienza o inclusività la applicano, quando la applicano, su tutt’altre coordinate e con tutte altre condizioni, drastiche, rigorose per chi entra.

Come è stato scritto da taluni religiosi, “non bisogna banalizzare il discorso sino a trasformare l’etica evangelica dell’amore e dell’accoglienza fraterna in una sorta di moralistica e ricattatoria retorica della misericordia evangelica”. Quanto a dire del più ovvio buon senso, ma Bergoglio fa peggio che banalizzare, arriva a rimuovere tutto quello che non gli torna. Alla prova dei fatti, il tanto atteso innesto di culture lontane, “altre”, come piace dire agli esaltati o interessati, degli accolti si è risolta in una quasi totale indisponibilità ad armonizzarsi con quella degli accoglienti, si è risolta nell’aggravio e poi nello sfascio di quanto restava dello stato sociale, con i singoli Paesi che ci hanno messo del loro privilegiando diritti e financo pretese, fino alle più irragionevoli, dei nuovi arrivati. Che si sono abituati a “volere tutto”, l’assalto al cielo della delirante, pretenziosa ideologia rivoluzionaria, che poi era consumistica, del proletariato borghese degli anni Settanta.

Oggi la “nuova classe”, predicata da Toni Negri, degli immigrati o migranti o “itineranti” – Bergoglio ha inventato un’altra parola che suona bene, è un Papa influencer che non sarà comunista ma sa come compiacere i comunisti – vuole più di tutto e, lo ottenga o meno, lo pretende con la violenza. Fino al punto di voler imporre le loro credenze, i loro valori, le loro abitudini, i rituali, i modelli incompatibili con la società occidentale. Da cui l’autodafè sempre più inverecondo di chi invece di mettere sotto accusa ci si lascia mettere, come racconta Federico Rampini. Ma non si sente quasi mai un migrato ringraziare o se non altro tenere conto che chi lo riceve fa quello che può, in un contesto di sacrificio e di sofferenza certo non uguale per tutti, ma universalmente diffuso.

È questo il modello di vita auspicato da Bergoglio? Un modello che, già imploso, minaccia di saltare completamente? C’è una profondissima contraddizione nelle posizioni di questo Papa che a volte sembra parlare senza badare alle conseguenze: si lamenta della crisi delle nascite, delle vocazioni, della debolezza del cristianesimo, e si aspetta che tutto questo venga risolto o tamponato da subculture che si propongono essenzialmente di cancellarlo. Papa Francesco esagera nelle sue denunce romantiche o leggendarie: “Si aggiungono la chiusura e l’ostilità dei paesi ricchi, che vedono in chi bussa alla porta una minaccia al proprio benessere. Questo lo vediamo anche da noi: c’è lo scandalo che per la raccolta delle mele, al Nord, fanno venire i migranti dal Centro Europa, ma poi li mandano via. Li usano per raccogliere le mele, e poi vanno via”. Le mele? Il post capitalismo globale, il liberismo finanziario delle élite senza regole ma che pretendono di riempire a forza le plebi di regole demenziali e insostenibili, ha infiniti difetti, se ne può dire tutto il male possibile, ma non proprio che abbia sviluppato “chiusura e ostilità”: se non fa altro che imbarcare da decenni il resto di un mondo che meno ci vuol stare al proprio posto e più non fa che maledire e infierire su chi lo accoglie, lo accetta, lo subisce. Che film vede il Papa?

Il “drammatico confronto tra gli interessi di chi protegge la sua prosperità e la lotta di chi tenta di sopravvivere, fuggendo dalla fame e dalla persecuzione [così che] tante vite umane vanno perdute, sotto gli occhi indifferenti di chi si limita a guardare lo spettacolo, o peggio specula sulla pelle di chi soffre” è un discorso patetico, ma è puro Hollywood. Si mettesse d’accordo con se stesso: i migranti vengono usati come schiavi dall’occidente perverso, oppure “servono” proprio a questo scopo? Se scappano, come mai non si accontentano mai di cosa trovano? E perché restano, dopo tutto?

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Possibile che questo Occidente che snatura se stesso si risolva puramente in Sodoma da distruggere o in Canaan da conquistare? È vero, gli schiavi ci sono, le ingiustizie ci sono, ma ad impazzare, vedi caso, sono quelli che schiavi non sono, sono i balordi, la criminalità organizzata, i “nuova generazione” che si filmano sui social con la pistola in mano, il cannone in bocca e le mazzette di soldi sporchi. Segno di integrazione non tanto mancata ma rifiutata a prescindere. E gli vanno dietro. C’è una capacità di assorbimento che è fisiologicamente limitata, come tutto a questo mondo, e c’è una regola cristiana che il Papa non menziona mai: come tratterai sarai trattato, se vuoi il bene dai il bene, se vuoi giustizia dai giustizia, ma se vieni con la pretesa, con l’arroganza di fare il comodo tuo nella totale impunità, non funziona. Che si potrebbe anche riassumere, con formula pop: il bene è una bellissima cosa se puoi farlo. Se sei messo in grado di praticarlo.

Vivaddio se ne sono accorti dopo trent’anni tutti gli Stati europei, e nella stessa Unione, primaria responsabile di questa inclusione abortita a nascere, questa catastrofe davvero di proporzioni bibliche, si son messi di colpo a ragionare come i peggiori persecutori dell’ebreo errante. A difendere una improponibile idea di accoglienza fiabesca o mitologica è rimasto solo il Papa cattolico e, pour cause, il suo protetto, il Casarini convertito sulla rotta da Damasco. Ma perfino i padri scalabrinani sanno che Bibbia e Vangelo sono altro, dicono altro.

Max Del Papa, 28 ottobre 2024

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