Società

L’insostenibile stupidità verde: rottamano le Tesla per far torto a Musk

La nuova moda della star radical chic: mandare al diavolo la battaglia dell’auto elettrica in onore alla lotta partigiana anti-Elon

sherly crow msuk tesla
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Il mondo gira che ti rigira col carburante dei luoghi comuni sociali, delle convenzioni moralistiche. Un bel giorno un marpione in aura da filantropo decide che devi rovinarti per salvarlo, il mondo, coi mulini a vento o la danza della pioggia, che più tagliagole islamisti arrivano e più la civiltà è protetta, che uno con un attrezzo da 30 cm è una donna, che il modo migliore per difendere la razza umana è sfoltira “curandola” con qualche farmaco.

Di solito questi cliché pretestuosi non durano molto, la smentita della realtà arriva fin troppo presto (o tardi): giusto il tempo che ci vuole perché qualcuno si arricchisca ulteriormente, mentre i danni li pagano le vittime. A quel punto la sinistra manicomiale si scopre puntualmente in ritardo sui tempi, perché la brodaglia ipocrita in cui infila queste istanze le impedisce una onesta, tempestiva presa d’atto della realtà. La sinistra vive sempre sfasata nel tempo: troppo avanti nelle pretese, troppo indietro nel realismo. Quindi si ostina a difendere ciò che è miseramente franato, ed è franato perché gli umani, in soldoni, non hanno voluto o potuto accoglierlo, il che è lo stesso. La sinistra lunare molla gli pseudovalori decrepiti solo quando ne trova di nuovi e più ancora demenziali, e deleteri, e comunque mai completamente: di regola, tenta di infilare le vecchie follie in quelle nuove. Si chiama presunzione.

La cantante americana Sheril Crow è una di sinistra: ha rottamato la sua Tesla da 300mila euro in segno di protesta contro il nazista integrale Elon Musk. La aveva acquistata “per salvare il mondo” quando Musk era considerato di sinistra, adesso il mondo lo salva facendone a meno e facendolo vedere a tutti: la foto dell’auto sul carro attrezzi, la campagna social, il ricavato in beneficenza.

La cantante country folk Sheril Crow è una stupida, e legittima il teorema di Giovanni Sartori: “Se uno è bravo in una cosa non è detto sia bravo nelle altre, anzi di solito è il contrario: le sue capacità si esauriscono in quello che gli dà da campare. Per questo molti ballerini, menestrelli, guitti, perfino giornalisti, si occupano di politica: perché meno ne sanno e più ritengono di saperne. Con risultati che vanno dal comico al macabro”. La regola, Sartori la dettò a chi scrive in un memorabile pomeriggio finito a stappar bottiglie; e chi scrive l’ha sempre tenuta ferma, senza però rinunciare ad aggiungere una postilla che chiamerei corollario Del Papa: “Meno ne sanno, più ritengono di saperne, più ci marciano”. Perché non sono solo imbecilli, sono pure stronzi: si arrogano il diritto di sbracare su ciò che non sospettano lontanamente, non avendone lo straccio di una base culturale, analitica, critica (un po’ come Lucarelli Selvaggia a Sanremo), ma sapendo come trarne profitto.

Quando Sheril Crow spara la foto di lei che saluta la Tesla sta facendo promozione, è una businesswoman, se non si offende a chiamarla woman: oltre ad ammantarsi di una buona causa, che incidentalmente è l’esatto contrario della precedente, oltre a rifarsi una verginità mediatica, per quanto largamente fuori tempo massimo, sa con precisione che per una Tesla in meno le pioveranno addosso 10 marchi in più. Probabilmente di automobili a motore endotermico, le stesse che fino a ieri voleva fanaticamente abolire.

Quanto è brava Cirilla! Fa beneficenza alla Bill Gates, in modo che subito tutto il pianeta lo sappia; chissà se pure lei, dopo il filantropo delle carni sintetiche e dei vaccini erga omnes, finirà dal ciambellano balbettante di Che tempo che fa: di solito gli sciocchi di sinistra finiscono tutti là, se non ci stanno già. Peraltro, è improbabile che una rottamazione di lusso come quella di Cirilla convinca qualcuno, fatti salvi quelli già convinti: gira il mondo gira, ogni tanto torna indietro, sulla strada della ragione, anche se dura poco: possono boicottare fin che vogliono i Musk e i Trump, ma i Musk e i Trump, alla fine, sono effetti, non cause. Effetti di ritorno di una sbornia irresponsabile durata anni e decenni, che si è risolta nell’impossibile vivere. I Trump e i Musk sono stati scelti, uno per elezione democratica, l’altro per connessione o cooptazione, da chi, ed era la maggioranza, non ne poteva più di sentirsi dire come pensare e non pensare, agire e non agire, consumare e non consumare, amare e non amare; sono, piaccia o meno, il “nunc redit animus”, si torna a respirare, a un minimo di libertà, magari solo apparente, è possibile, perfino probabile, ma la dittatura del pensiero di sinistra, con la polizia del cervello, con la censura social, col populismo criminale, con la demagogia farabuttesca, hanno finito per collassare, la gente non ce l’ha fatta più, non ne ha voluto più saperne; si è resa conto non solo che la tavola apparecchiata dal moralismo woke era inconsumabile, ma che era soprattutto sbagliata.

Ecco perché l’Unione Europea frana: per eccesso di ybris e della follia che ogni tanto manda Dio a quelli che vuol perdere. Ancora una volta si dà la colpa a Trump, ma la colpa è semplicemente di una accozzaglia di burocrati inetti che volevano salvare la terra estinguendo la razza umana e che, di fronte alla spartizione ucraina tra America e Russia, di cui sono largamente responsabili, sa solo mettere il broncio come uno Zelensky qualunque, quel trafficone al quale del suo popolo importa meno di niente, uno che non si accontenta mai, che ha ancora il coraggio di protestare, dov’è la mia parte? Quella gran Tesla di Cirilla mostra, o finge, di rinunciare all’auto elettrica, ma lo fa oggi che le auto elettriche te le tirano dietro, perché non funzionano, non convengono, esplodono sotto al culo; se ne sbarazza, allora mette in mezzo lo pseudovalore della lotta partigiana che ha sostituto quello del pianeta da salvare.

Max Del Papa, 20 febbraio 2025

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