Articoli

L’insostenibilità dello sviluppo sostenibile - Seconda parte

Non vogliamo lasciare l’impressione che il risparmio sia un’azione sciocca. Invece, il risparmio di un bene è un’azione saggia e oculata, ma ad una condizione: che quel bene sia 1) non finito e 2) disponibile in dosi appena sufficienti. Risparmiare un bene finito, invece, significa solo risparmiare poco denaro e pochissimo tempo. Insomma, se vi è concesso un solo panino al giorno, ma vi è garantito tutti i giorni, allora ha senso razionarlo fra colazione, pranzo e cena; se, invece, vi è concesso un solo panino e basta, avete solo l’opzione di morire di fame all’ora di pranzo o a quella di cena.

Qualcun altro invoca, per realizzare quel risparmio, l’aumento di efficienza di processi di produzione e consumo d’energia. Ma efficienza e risparmio sono in conflitto tra loro. L’efficienza è un’ottima cosa e senz’altro da perseguire, ma non serve a risparmiare: anzi, da un aumento di efficienza consegue, immancabilmente, un aumento di domanda e quindi un aumento di consumi. Abbiamo oggi un sistema postale efficientissimo – la email – e oggi riceviamo e spediamo molte più lettere di una volta. Abbiamo realizzato efficientissimi frigoriferi: ci abbiamo messo accanto il congelatore. E se le automobili d’oggi avessero la stessa efficienza di quelle di cent’anni fa, non ci sarebbero così tante automobili. Lo stesso vale per la produzione e il consumo d’energia, che procedono, oggi, con un’efficienza maggiore di cent’anni fa, ma i consumi energetici pro capite sono, oggi, superiori ai consumi di cent’anni fa.

In definitiva, parole come “sostenibilità”, “risparmio”, “efficienza”, sono spesso usate a vanvera, sembrerebbe quasi giusto per dar fiato ai polmoni. Alcune sono tra loro in contraddizione, come “risparmio” ed “efficienza”, o “sviluppo” e “sostenibile”, altre sono vuote d’ogni significato, come “sostenibilità. Ve ne sono molte altre, qui solo accennate, dal cui inquinamento bisogna difendere il nostro cervello, per evitare di ripeterle a pappagallo, solo perché così fan tutti. Un’altra che mi viene in mente è “plastica”: un materiale benedetto che sembra diventato più pericoloso di un rifiuto altamente radioattivo. Ma accanto a nuclear-free e carbon-free ora abbiamo anche plastic-free. Chissà mai perché.

Franco Battaglia, 7 novembre 2019

L’ultimo allarme gretino: la plastica

La politica insiste con l’utopia delle emissioni-zero

Quando l’allarme era il raffreddamento globale

PaginaPrecedente
PaginaSuccessiva