Un “governo a tutti i costi”. L’impressione che arriva dalla trattativa Pd-M5s sembra essere proprio questa. Ci riusciranno? Riusciranno a superare l’impasse? È questo ciò che serve al Paese? Servirebbe una guida solida, capace di confrontarsi con lo scoglio della Legge di Bilancio, e con i numeri di un’Italia che, nonostante le potenzialità, si fa sempre più piccola dal punto di vista della crescita (Pil), mentre vede salire sempre di più il debito pubblico. Così, tutte le attenzioni a livello europeo anche e per la stabilità dell’Unione sono concentrate sull’Italia. Del resto quanto sta accadendo al “teatrino” della politica di casa nostra non può aiutare a creare un’aria di stabilità all’intero sistema. Questa instabilità è misurata facilmente dell’andamento del Sentix EuroBreak-Up Index, l’indice che misura proprio la possibilità di rottura del blocco euro.
L’EBI è stato lanciato a giungo del 2012 ed è pubblicato su base mensile. Il sondaggio dura due giorni e viene realizzato intorno al quarto venerdì di ogni mese. I risultati vengono regolarmente pubblicati il martedì mattina successivo. I partecipanti al sondaggio possono scegliere fino a tre stati membri della zona euro di cui pensano che lasceranno l’unione monetaria entro i prossimi dodici mesi. Come si vede dal grafico dopo un periodo veramente difficile che ha avuto i suoi picchi proprio in occasione della crisi del debito sovrano, l’EBI era sceso notevolmente verso il basso allontanandosi da un’area di criticità.
Ma le cose stanno cambiando. Proprio a causa dell’instabilità italiana, l’indice europeo (linea blu) ed anche quello italiano (linea rossa) hanno ripreso a salire. L’Euro Break-up è passato dall’8,8% al 9,8%. E l’Italia? “L’Italia – scrivono da Sentix la società che ha realizzato l’indice – si distingue come un bambino problematico. Il sotto indice, dall’inizio della crisi di governo è salito al 7,7%”.
Fa specie che, nonostante tutto, la Grecia, un paese in crisi da molti anni, abbia un valore EBI del 3,3%, a dimostrazione di come non rappresenti attualmente alcun pericolo per la stabilità della moneta unica. Per l’Italia invece la situazione si era già fatta tesa prima della crisi di governo. La disputa tra la Commissione europea e l’ex governo italiano sulla politica di bilancio stava già mettendo in ansia gli investitori. Sebbene l’attuale cifra del 9,8% non sia ancora realmente un indicatore di crisi va invece tenuto in considerazione che il sotto indice per l’Italia ha raggiunto il livello più alto da novembre 2018.
Insomma, Mattarella sembra avere veramente una bella gatta da pelare, cercare un “governo a tutti i costi”, indire nuove elezioni, oppure puntare ad una soluzione alternativa che concentri le attenzioni fuori dalla politica: Draghi? Staremo a vedere.
Leopoldo Gasbarro, 28 agosto 2019