L’ultimo periodo ha visto accendersi innumerevoli polemiche sulla libertà di stampa. Lo ricorderete: durante una puntata di Quarta Repubblica, Giorgia Meloni ha rivolto critiche a Repubblica, mettendo il dito nella piaga di un quotidiano che predica sulle privatizzazioni del suo governo e tace sulle scelte aziendali del proprietario del proprio gruppo editoriale, la famiglia Elkann. Tali dichiarazioni hanno provocato una reazione veemente dal giornale, che ha paragonato la situazione italiana a quella della Nord Corea in termini di libertà di stampa, evidenziando come la premier non esiti ad attaccare i media critici nei suoi confronti.
Queste accuse hanno riaperto il dibattito sull’indipendenza dei giornalisti e su come questa possa essere condizionata dagli interessi economici e politici degli editori. Dal canto suo, Repubblica ha difeso la propria autonomia editoriale, rimarcando come l’esercizio della critica politica non dovrebbe mai tradursi in un attacco alla libertà di stampa. Fiumi di inchiostro. Editoriali di Massimo Giannini contro i “latrati della muta di cani“, cioè i giornalisti “di destra”, e patetiche prese di posizione da parte della Federazione Nazionale della Stampa. Ovviamente, sempre a senso unico. E solo quando la politica critica i media progressisti, mai quando – in passato – a finire nel mirino dei Franceschini di turno erano i direttori dei quotidiani di centrodestra.
Si chiama doppio standard. Un modo di fare che è venuto a galla proprio ieri sera, di nuovo durante una puntata di Quarta Repubblica. Il protagonista è Nicola Zingaretti, ex presidente della Regione Lazio e membro del Partito Democratico. Raggiunto dalla giornalista di Nicola Porro per sottoporgli alcune domande sulla nomina del direttore generale del Teatro di Roma, Zingaretti ha evitato di rispondere alle domande di un cronista, denigrando implicitamente il lavoro giornalistico con un commento che ha suscitato perplessità riguardo la sua apertura nei confronti della stampa: “Siete di Quarta Repubblica? Ah, pensavo foste giornalisti”. Come a dire: non lo siete. Immaginiamo già Giannini e Molinari schierarsi al fianco della collega, insultata dal politico di turno e la cui professionalità è stata messa in discussione. Non è anche questo un “attacco alla libera stampa”?
Franco Lodige, 30 gennaio 2024
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