Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Il tycoon, già alla Casa Bianca prima dell’era Biden, ha distrutto la dem Kamala Harris, conquistando sia Camera che Senato. Il trionfo della democrazia. O forse no. Perché un po’ i compagnucci di sinistra li conosciamo: la democrazia è democrazia finchè vince uno dei loro. Altrimenti si tratta di democratura, tirannia, ritorno del fascismo e le solite stupidaggini che professano da anni. Il successo del tycoon ha rovinato le giornate di tanti pseudo intellettuali italiani, pronti a stappare lo champagne per Kamala e costretti a osservare Trump mentre fa un balletto per festeggiare con i suoi elettori.
Uno dei primi a non celare il suo fastidio per il risultato delle urne è stato Massimo Giannini. Nel suo podcast su Repubblica, il giornalista ha denunciato: “Con Trump rivince la paura e tramonta la democrazia: c’era una volta in America, e adesso non c’è più”. Quello che dicevamo prima: non vince l’idolo della sinistra? La democrazia è morta. L’ironia è d’obbligo considerando il livello. Non è un caso che l’ex direttore della Stampa sia finito al centro delle ironie social per l’articolo scritto ieri sul quotidiano torinese: “I had a dream. Ho sognato che il 5 novembre Kamala Harris stravinceva le presidenziali americane”. Saranno giorni difficili, in cui il Maalox può essere un alleato prezioso.
Poteva mancare Roberto Saviano? Certo che no. L’intellettuale di sinistra tanto caro al Pd ha individuato il responsabile della vittoria di Trump: i social network. “Senza regole per i social nessuna democrazia è più possibile” la tracotante affermazione dell’autore di “Gomorra”, che tra una supercazzola e l’altra ha manifestato tutta la sua delusione per il flop della Harris. “La fogna di Twitter (nel frattempo è diventato X), di Facebook, Instagram e TikTok lasciata senza regole, senza competitor europei. La tv era meglio? No, ma diversa, finanche plurale. I giornali migliori? No, sempre portatori di interessi, ma l’abbandono da parte dei lettori era possibile e la linea controllabile. Abbandono che si è ormai quasi del tutto consumato. I quotidiani chi li legge più? Nei social, in questi orrendi social sei inchiodato e incosapevole di come funzionino. Cosa ci resta? Far saltare la fogna dei social? Cambiarli? E come? Dalla periferia italiana, poi?” ha aggiunto nel suo post pubblicato su Facebook. Dove segnala i suoi indirizzi sulle altre piattaforme social. La coerenza prima di tutto.
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Alan Friedman va avanti da settimane nella sua campagna anti-Trump. L’analista americano, noto soprattutto per la sua partecipazione a “Ballando con le stelle”, questa mattina non s’è posto limiti nel suo affondo contro il tycoon: “Trump sarà pericoloso per la sicurezza dell’Europa”. Ma non è tutto. Per il compagno Friedman Trump è come Hitler:”Elon Musk è il Goebbels digitale di Trump, è un propagandista che porta ogni giorno la propaganda del Cremlino su Twitter. Non voglio esagerare ma noi scopriremo se siamo nel 1933 e se abbiamo eletto un Orbán americano o qualcosa di peggio”.
Dulcis in fundo, se così possiamo dire, l’immancabile Rula Jebreal. A differenza di Saviano, la giornalista non ha puntato il dito contro i social network ma contro la presunta violenza. Sì, perché ha motivato la vittoria del repubblicano con una notizia non confermata su cui si fonda tutto il pistolotto: “Poi c’è un fatto che non è mai accaduto nella storia americana. In Georgia, dove ci sono 177 seggi elettorali, hanno ricevuto 32 minacce di bombe. Non è mai accaduto nella storia, fino all’arrivo di Donald Trump candidato non ci sono mai state delle minacce”.
Insomma, l’internazionale dei rosiconi è realtà. I prossimi giorni saranno difficili, ma prima o poi passerà. Tra quattro anni potrebbe andare meglio, potrebbe trionfare la democrazia.
Franco Lodige, 6 novembre 2024
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