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L’Internazionale del bavaglismo - Seconda parte

Quando esiste un comitato che controlla e, eventualmente, impedisce, una manifestazione di pensiero e parola in ragione di presupposti etici, allora sì, ecco, quella si chiama censura.

Quanto alle reali ragioni dei Macron è presto detto. Le forze progressiste, che anni fa avevano tenuto a battesimo la politica digitale, anche sui primi social, sono state poi decisamente surclassate dai movimenti cosiddetti populisti e sovranisti, che stanno cavalcando la rivoluzione digitale in modo assai più efficace di loro. Meglio allora fare in modo che i social si espandano il meno possibile, meglio frenarne l’attività e la diffusione. Sia mai che gli elettori li seguano.

Non è neppure di scarso peso che Macron, Ardern e Trudeau siano al potere. Per chi è al governo infatti la rete è pericolosissima, perché consente di far passare, superando i circuiti istituzioni controllati, e quelli dei giornali mainstream quasi sempre reticenti, informazioni, impressioni, spunti, che senza la rete resterebbero chiusi negli arcana imperi

Non sia mai che le fake news del potere (il potere mente, ed è tanto più potente quanto più mente, da sempre) possano essere frenate e ostacolate, magari da altre fake news, ma alternative. E comunque, in mezzo a tante falsità, ci sono però anche molte notizie vere. Chi pensa che il cittadino non sia maturo e in grado di distinguerle, dovrebbe quindi coerentemente chiedere l’abolizione del suffragio universale: e infatti molti progressisti lo attaccano esplicitamente.

Prima di togliere il voto al popolo ignorante (ché pare brutto), tuonano all’unisono Macron, Ardern e Trudeau, gli si tolga almeno la possibilità di chattare!

Marco Gervasoni, 15 maggio 2019

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