Il fortunato format “Una zanzara nella zuppa” tra gli appuntamenti della sesta edizione della Ripartenza che si terrà venerdì 2 febbraio al centro congressi della Fondazione Cariplo a Milano. Al fianco di Nicola Porro ci sarà come sempre Giuseppe Cruciani, deus ex machina della “Zanzara” e punto di riferimento del mondo anti politically correct.
“Una zanzara nella zuppa” è stata un’intuizione geniale…
“È un’invenzione di Nicola. A un certo punto ho iniziato a mettere ne ‘La Zanzara’ dei pezzi della ‘Zuppa’ e si è creato un cortocircuito, cioè i due linguaggi si sono avvicinati. E allora mi ha proposto di fare la ‘Zuppa’ insieme in occasione di eventi speciali, con il mio linguaggio più popolare e il suo più istituzionale. Il primo tentativo lo abbiamo fatto a Bari ed è nato un mix tra i due approcci diversi: il mio più popolare e indifferente a certi temi ed il suo più soft”.
Come si sta evolvendo il politicamente corretto?
“Qualcuno dice che il politicamente corretto in realtà non esiste e che non è vero che non si può dire niente. Per fortuna possiamo dire tutto, ma le conseguenze del dire tutto e del parlare senza vincoli sono sotto gli occhi di tutti. C’è spesso il tentativo di marginalizzarti e di metterti nel girone infernale dei fenomeni da baraccone. Appena inizi a utilizzare qualche parola non gradita o a mettere in dubbio le nuove regole del linguaggio, l’informazione mainstream ti considera ai margini. E poi non dimentichiamo che l’Italia è il Paese delle cause in tribunale: utilizzare un certo tipo di linguaggio ormai porta chiunque a querelarti e qualche volta c’è un giudice che ti condanna per avere detto ‘stronzo’ a qualcuno. Il politicamente corretto esiste ed è un fenomeno che condiziona la nostra lingua e i nostri pensieri. E purtroppo ci toglie un pezzo di libertà”.
Spesso sottolinei come i temi più dibattuti da giornali e tv non interessino minimamente alla gente comune.
“Io penso che ci sia una ragione dietro alle difficoltà della carta stampata e dell’informazione tradizionale ad allargare il pubblico fino ad arrivare alla generazione Z. Oltre al linguaggio, i temi sono un problema: la politica è importante, per carità, ma la concentrazione della potenza di fuoco dell’informazione italiana va su temi che spesso hanno a che fare solo con l’establishment. E questo non aiuta a guadagnare pubblico. Io parlo spesso di corpi, di sesso, di sfera intima e lo faccio perchè sono cose che riguardano tutti, dai potenti agli operai”.
Complice l’ottima sinergia con i social, “La Zanzara” rappresenta un’eccezione nel panorama radio.
“La radio oggi attraversa una crisi di contenuti. Al contrario della tv e di quello che è il mondo video, che possono offrire format diversi, la radio di oggi è conservatrice: non si osa più e il linguaggio è stereotipato, senza grandi personalità”.
Hai inventato uno stile nuovo di fare radio, in grado di influenzare in maniera genuina le nuove generazioni. Qual è il tuo punto di vista?
“Non credo di aver influenzato nessuno francamente, perché credo che le cose vengano consumate in maniera molto rapida. Non credo che ci sia qualcuno che possa influenzare le nuove generazioni, ma ho pensato di allargare il pubblico in maniera genuina perché sentivo l’esigenza di utilizzare un linguaggio nuovo e argomenti nuovi rispetto a quelli che di solito si sentono anche in una radio come la nostra. Facendo questo e scegliendo personaggi nuovi, abbiamo conquistato un pubblico di ventenni”.
Massimo Balsamo, 1° febbraio 2024