“La maggior parte delle conquiste grazie alle quali gli uomini d’oggi, con le loro culture evolute e con le loro società differenziate, si distinguono dalle culture e dalle società primitive, in una parola, la storia della civiltà, è il risultato di innumerevoli sconfitte dell’invidia, cioè della gente invidiosa”. Questa frase riassume bene il senso di un capolavoro del pensiero del secondo Novecento, L’invidia e la società (Liberilibri) di Helmut Schoeck, appena tornato in libreria, in una nuova edizione riveduta. Questo libro resta tuttora, nella storia delle ricerche storiche e sociologiche, il più completo e profondo studio mai realizzato in materia, pubblicato in molti Paesi del mondo.
L’invidia e le sue molte sfaccettature sono state, nel corso dei millenni, una fondamentale categoria d’interpretazione dei rapporti umani. È il sentimento al centro di moltissimi miti e poemi epici, di tragedie e di grandi romanzi. Tuttavia, questo sentimento così oscuro che si trova di frequente al centro delle azioni umane sembra sia stato oggi eliminato, volontariamente, come lente attraverso cui interpretare e comprendere i comportamenti degli uomini.
E questo perché, in tutta evidenza, utilizzare l’invidia come strumento interpretativo è quanto meno politicamente scorretto. Ma ovviamente, sebbene rinunciamo a utilizzarla come categoria interpretativa, essa non scompare dai nostri cuori e dalle nostre menti. In questo modo l’invidia, sentimento inconfessabile che da sempre regola i rapporti sociali, motore più o meno occulto di accuse, sospetti e processi, mostra nelle nostre società il suo volto più subdolo, all’apparenza innocente ma assolutamente pervasivo nella rete globale dei social media. I quali, tuttavia, non sono altro che la cassa di risonanza di una tensione verso il livellamento che è dilagante nella società e nelle rivendicazioni politiche, la cui sorgente sta proprio nell’invidia e nelle sue infinite declinazioni. L’invidia è infatti un sentimento che pretende la parificazione di tutto e di tutti. Per questo il tema dell’invidia è così fastidioso e delicato, un sentimento talmente negativo che difficilmente qualcuno confessa di provare.
E a questo punto una domanda scandalosa sorge spontanea: ma se in fondo fosse proprio l’ignobile invidia a ispirare quell’ideale d’eguaglianza, apparentemente così nobile, propugnato dalla religione cristiana, dal pensiero democratico e da quello socialista? Sgradevole sospetto, che d’altro canto ha sempre sfiorato non solo le coscienze delle persone comuni, ma anche le menti degli studiosi di etica, sociologia e filosofia politica. Ciò nonostante, specialmente negli ultimi due secoli, l’argomento invidia/società non ha avuto un adeguato approfondimento. Fino a Schoeck che la riconosce come un vizio insito nella natura umana, un problema centrale dell’esistenza, un elemento inevitabile di ogni convivenza civile.
Liberilibri intende riproporre ai lettori le tesi sempre attuali di Schoeck che individua nell’invidia la vera matrice psico-antropologica di certe ideologie politiche ancora dominanti. A Quirino Principe (orgoglioso “colpevole” di quella prima edizione italiana targata Rusconi) il compito di anticipare, nel suo pungente saggio introduttivo, il contenuto dei dodici capitoli del libro.
Michele Silenzi, 20 maggio 2023