L’ipocrisia dei Landini boys: tifavano green, ora frignano per la morte dell’auto

Dopo aver sfilato a braccetto con Draghi in tempi di pandemia, il leader della Cgil si supera con la religione verde

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Landini auto elettriche

Siamo nel tempo dei grandi ripensamenti e della grandi improntitudini: rinnegare quanto predicato fino al giorno prima senza fare una piega. Le grandi improntitudini nel costume comunista si chiamano “contrordine, compagni!” e si declinano alla maniera sovietica: “Dove avete sbagliato, cittadini?”. Per dire io, Stato-Partito, ordino, io programmo a piani quinquennali, però se tu proletariato obbedisci la colpa dei disastri è tua, però se non obbedisci io ti faccio fuori, ti stermino.

Ma l’uomo dalla Storia non impara niente e così si vede che a ereditare l’attitudine pianificatoria, socialista è la Finanza ultra-liberista improntata a somma irresponsabilità. La finanza globale, che tutto ingloba, pretende di dire che tempo farà fra 15mila anni, ma non sa valutare il meteo di domani, pontifica sulle fonti alternative, così alternative che non lasciano alternativa a sicuro impoverimento, questa Finanza truffaldina lancia l’auto elettrica e impone ai sovrastati in funzione di meri esecutori i regolamenti per renderla obbligatoria e assoluta entro venti, venticinque anni.

Non importa alla Finanza delle tre carte la cui egida ideologica si chiama woke, l’effettiva praticabilità, quella sua è una distruzione non creatrice, essa non vuole vincoli, regole, ma le pianifica per il cittadino plebe, tanto i danni sono suoi. Per anni e per decenni abbiamo sentito l’informazione pubblicitaria predicare la scuola elettronica, salvo scoprire oggi che a mettere in mano a un bambino i dispositivi che cambiano più velocemente della possibilità umana di assimilazione, lo si rende afasico, depotenziato nella coscienza e quindi potenzialmente un serial killer. Non si parli della follia criminale di imporgli i cambi di sesso a tre anni, che ha provocato allucinanti devastazioni psicofisiche nella più totale impunità.

Per anni e per decenni abbiamo dovuto fare i conti con le idiozie più sfrenate, ettari di pale eoliche, di pannelli che rendevano un millesimo dell’energia sperata, tossici, a veloce deperimento tecnico, e adesso si torna, si resta alle fonti tradizionali. Da anni sentiamo ripetere le virtù dei titoli finanziari “verdi”, sostenibili, salvo scoprirli carta straccia. Per anni, non ancora decenni, ma chi vivrà ci arriverà, hanno predicato profilassi demenziali e peggio di fronte a un morbo sconosciuto un vaccino sconosciuto ma dagli esiti sicuramente incontrollati; il risultato è la strage diffusa su cui si glissa, le morti definite improvvise a migliaia, le cronache omertose, “è morto perché è morto”, “è stata dimessa dopo un mese di cure”, senza specificare per cosa, i turbocancri, per dire inauditi ma imputati “allo stile di vita” oggi assai più salutare che nei decenni passati, o, in modo ancora più bizzarro, ai cambiamenti climatici.

Però nessuno fa mea culpa. Al massimo prendono tempo, potenziano la comunicazione che ha preso il posto del giornalismo, predicano nuove pozioni e differiscono la morte dell’auto – auto, a motore tradizionale, a carburanti tradizionali, per non ammettere l’aborto di queste magnificate navicelle di terra. In totale improntitudine. Se c’è un esemplare che quanto a improntitudine si distingue, quello è il politico, superato dal sindacalista destinato a carriera politica; se poi il sindacalista – politico è di sinistra, anzi schiettamente comunista, il suo è il trionfo del “contrordine, compagni, dove avete sbagliato?”.

Il campione di questa razza tartufa è lo sparafucile, come lo avrebbe definito l’avvocato Agnelli, Maurizio Landini a capo della Cgil in attesa di nuovi e più prestigiosi incarichi. Landini è uno capace di licenziare un comunicato di rara improntitudine a proposito del contrordine sull’auto elettrica, che nessuno vuole perché il mercato, non quello della Finanza ladra ma quello del cittadino consumatore, la rigetta non essendogli possibile assorbirla. Il solito minestrone avariato di populismo comunista condito con l’olio rancido delle soluzioni oniriche. Prima Landini personalmente predicava il sostegno alla transizione automobilistica, sostegno pubblico, coi soldi delle tasse; adesso lui e la Fiom prendono atto delle “drammatiche novità provenienti dalla Germania e dal Belgio, a partire dal gruppo Volkswagen, [che] rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive nel continente” e pretende arginarle, more solito, coi sostegni, i fondi pubblici, le tasse, nella consueta fuga dalla logica economica e dalla realtà.

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Un mare di fuffa, di frasi fatte, di slogan sindacali per dire: se c’è la crisi dell’automobile, indotta dalla spinta forsennata a un modello perdente, la ricetta è coprirla a fondo perduto “stanziando tutte le risorse necessarie a sostenere le decisioni prese a protezione di un settore industriale. L’Unione deve imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici, accompagnando questo cambiamento con un serio e deciso piano di salvaguardia occupazionale, che non escluda il blocco dei licenziamenti, attraverso azioni per la formazione, ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro e un forte sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro. Non si può accettare una transizione contro il lavoro e con costi sociali enormi”. Cioè a dire quelli che si accumulerebbero, ulteriormente, applicando simile sciagurata opzione. Già non gli basta a Landini&co, demagoghi, l’adeguamento ai salari per gli statali nella misura possibile, vogliono il recupero integrale del potere di salario perduto, sapendolo impossibile, se no, dice, è pronto alle barricate.

Ma che gli fa? Questo è lo stesso capo dei sindacati che sussurrava ai banchieri, al Draghi premier con cui sfilava a braccetto in tempi di pandemia: sistema Paese paralizzato per deliranti imposizioni di regime, esiti fatalmente rovinosi ma per Landini andava bene a patto di pagare di più gli operai costretti a casa a far niente. Siamo oltre la politica onirica, siamo al Paese delle Meraviglie. Questo è lo stesso che ancora ieri predicava come segue la cosiddetta rivoluzione green stabilita da quel falansterio bancario e finanziario che sta a Bruxelles: “Le nostre priorità sono la lotta al cambiamento climatico, una giusta transizione ecologica e sostenibile e il superamento dell’uso delle fonti fossili”. E girava per convegni a ribadirlo, “vincere la sfida dell’auto elettrica”, e lo sapeva che a provarci così, senza i necessari tempi di assimilazione tecnica e operativa, senza un piano di riconversione articolato nei tempi medio-lunghi, la faccenda da impraticabile si faceva catastrofica.

Ma le truffe della finanza globale, come tutte le truffe, hanno bisogno di applicazioni fulminee, il cittadino plebe non deve ragionare, comparare, deve obbedire e basta. E i sindacati che ci stanno a fare? Landini arrivava al punto da difendere la Magneti Marelli delle batterie per le macchine tradizionali di cui predicava l’abolizione. E siccome l’irresponsabilità va sostenuta, la si rilancia come segue: “Per fare questo [cioè tenere in piedi la baracca dell’automotive] il Governo deve mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese. Risorse che non devono essere limitate agli incentivi per l’acquisto di auto, i quali, tra l’altro, nel 2024 non hanno dato benefici alle produzioni nel paese”.

Certo, dal Paese delle Meraviglia al Paese di Bengodi, anzi dei Balocchi: “Mentre Usa e Cina difendono l’industria con fortissimi investimenti….”. Forse perché non hanno sindacati a livello italiano, in particolare la Cina. Nelle società evolute, agli sparafucile che non fanno mai centro vengono preclusi ulteriori ruoli decisionali, di responsabilità, ma questi sono tempi in cui il “contrordine compagni” fa curriculum e, siccome tutto si gioca sulle parole, basta far passare il voltafaccia di turno in fama di “visionario” e si aprono meravigliose praterie di opportunità, tanto a pagare sono sempre gli straccioni, sono le vittime degli abbagli e dei miraggi indotti da questa strana finanza che fa comunella col sindacato massimalista e viceversa.

Max Del Papa, 25 settembre 2024

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