La tensione molto forte di questi giorni fra i palestinesi della Striscia di Gaza e Israele, con lanci di razzi e bombe dall’una e dall’altra parte, è l’ennesima recrudescenza di un lungo conflitto che esita a concludersi. E che, con la politica estera di Donald Trump, si era se non altro placato per l’oggettivo indebolimento dei palestinesi e il forte consolidamento della leadership di Netanyahu attraverso l’alleanza con gli Stati arabi sunniti del Golfo (il cosiddetto “accordo di Abramo”). È evidente che la riapertura da parte di Joe Biden di una linea di credito verso l’Iran, il cui programma nucleare ha l’obiettivo più o meno palese di annientare il nemico israeliano, ridia vigore alle rivendicazioni di Hamas. Biden è d’altronde invogliato a rinnegare rapidamente la politica del predecessore su questo punto dalla forte opposizione dell’ala sinistra del suo partito.
Quanto all’Unione Europea, il suo silenzio è come al solito imbarazzante. Probabilmente, gli attacchi di questi giorni sono anche un esperimento per misurare il grado di solidarietà che Israele gode nel mondo occidentale e valutare le reazioni dell’America democratica. E purtroppo, come al solito, da questo fronte per Israele non ci sono buone notizie. Che esso sia uno Stato che abbia il dovere di difendere i propri cittadini, fra cui anche diversi non ebrei, non passa per la testa dei “pacifisti” a senso unico.
Ma il fatto, soprattutto, che ogni discorso su questo conflitto non possa prescindere da un presupposto, e cioè che Israele è una democrazia e lo Stato palestinese no, è quanto di più lontano possa esserci dalla mentalità diffusa nella dominante cultura della sinistra mondiale. La quale è interessata all’unico schema Occidente vs Paesi vittime della sua presunta “arroganza”. Ed Israele altro non è che una piccola striscia di Occidente in un Oriente dominato da monarchie autoritarie e Stati islamisti. In verità, il conflitto israelo-palestinese è anche, e non da oggi, una cartina di tornasole per capire il grado di illiberalismo, antioccidentalismo e persino antisemitismo che alligna a sinistra (storicamente non è una novità a partire paradossalmente dalle idee contro i suoi correligionari dell’ebreo Karl Marx).
In prima fila è, come al solito, la sinistra intellettuale, ove importanti università hanno da tempo interrotto progetti di ricerca e scambi di docenti con le eccellenti università israeliane per solidarietà con Hamas. Come si fa poi a considerare un movimento di liberazione un gruppo terroristico, che non esita a fare vittime civili, come Hamas è un altro mistero. O meglio sono i paradossi e cortocircuiti della sinistra occidentale che si riverberano ahimè anche in questa povera provincia italiana. Ove sin dalle assemblee studentesche del nostro “lungo Sessantotto” si gridava impunemente il proprio odio per Israele e si invitava alle proprie manifestazioni gruppi e personalità simpatizzanti con i terroristi. E che continua oggi sul web contro Matteo Salvini, ad esempio, che, avendo avuto il coraggio di dire le cose come stanno senza troppo infingimenti, si è visto piovere addosso l’altro ieri una valanga di insulti e odio, vere e proprio istigazioni alla violenza, che probabilmente nessun giudice, altrimenti occhiuto, prenderà minimamente in considerazione.
Corrado Ocone, 13 maggio 2021