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L’ipocrisia di chi scopre ora la scuola classista - Seconda parte

Dovrebbe esserci per il tradimento dell’impegno che la Costituzione impone allo Stato Italiano di rimuovere tutte le cause di discriminazione tra i cittadini: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.» (Art. 3 Cost. It.). Ora il mondo politico, i sindacati e le associazioni si trovano davanti cittadini che domandano con forza per l’Italia, come avviene in tutta Europa, la libertà per i genitori di scegliere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria a costo zero, avendo pagato le tasse.

Ma soprattutto, a 20 anni dalla legge 62/2000, le scuse della reproba scuola romana non servono a nessuno. L’unico passaggio, di fatto, che la storia suggerisce è 1. l’individuazione del costo standard di sostenibilità per allievo nelle forme che si riterranno più adatte al sistema italiano, 2. la conseguente possibilità di scegliere, per la famiglia, fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria.

Si innescherebbe così un circolo virtuoso che romperebbe il meccanismo dei tagli, conseguenti a sempre minori risorse (perché sprecate) che producono a loro volta altro debito pubblico. Il Welfare non può sostenere altri costi; non a caso il Principio di Sussidiarietà, oltre ad avere una valenza etica, è anzitutto un principio economico prioritario. Europa docet.

Dario Antiseri con Anna Monia Alfieri, 20 gennaio 2020

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