Politica

L’ipocrisia di Elly Schlein

Elly Schlein © Stephane Bidouze tramite Canva.com

Ragionando in termini weberiani, ossia storicamente avalutativi, l’ipocrisia rappresenta una tratto umano sempre presente in ogni società umana. Ciò vale in modo particolare nel mondo della politica, in cui la strada del consenso, che a volte porta più velocemente verso l’inferno, è lastricata di splendide ed edificante buone intenzioni.
Sotto questo profilo, non c’è nessun politico di qualunque latitudine che, piuttosto ipocritamente, non giuri e non spergiuri di operare esclusivamente in nome del bene comune, quando in realtà la natura umana, così come mirabilmente descritto dal grande Adam Smith nel celebre esempio del macellaio, inclina inesorabilmente verso l’inesauribile desiderio di mettere al primo posto il proprio interesse personale, essendo quest’ultimo il discrimine tra i santi, che come è noto si troverebbero in Paradiso, e i comuni mortali.

Tuttavia, in una esilarante e lunga intervista concessa a L’Aria che tira, programma condotto su La7 da David Parenzo, Elly Schlein dimostra ancora una volta, anche sul piano comunicativo, di aver riportato il Partito democratico indietro nel tempo, esprimendo una ipocrita visione religiosa del suo impegno politico che non sta né in cielo e né in terra. Parlando delle sue precedenti ambizioni professionali, così si è espressa la segretaria del più grande partito di opposizione: “Io in realtà sono un’aspirante regista, che probabilmente aspirerà per tutta la vita. Penso che la politica sia davvero l’unico contratto a termine che ci dovrebbe essere finché possiamo essere utili al Paese. Poi si vedrà, me ne occuperò a tempo debito.”
Affrontando poi la questione dei difficili frangenti in cui versa il campo largo, segnatamente ai problemi con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, ha poi aggiunto: “Rivendico di non averlo mai chiamato Campo Largo, è un’espressione che abbiamo ereditato. A me interessa costruire una coalizione progressista, perché non penso che il campo si misuri in centimetri, ma in quanta giustizia sociale vogliamo produrre insieme su sanità, scuola pubblica, lavoro e diritti, ecco su questo vogliamo lavorare.”

Ora, sebbene una certa parte del suo elettorato non è contenta se nei discorsi dei suoi beniamini non si citi con passione la loro spinta altruistica, di tipo sacerdotale, verso l’irraggiungibile obiettivo di una società sempre più “giusta” e collettivizzata, è mai possibile che l’attuale leader dell’opposizione ritenga di convincere la maggioranza degli italiani con un tale trito armamentario di slogan e di parole d’ordine? E mai possibile che, dopo i vari e, evidentemente, vani tentativi degli ultimi anni di far uscire gli eredi del vecchio Pci dalla logica manichea in cui essi sono vissuti per molto tempo, laicizzandone anche il linguaggio, le loro attuali linee guida per raggiungere la stanza dei bottoni si basano su un indigesto minestrone ideologico di belle intenzioni totalmente scollegato dalla realtà?

Forse sarà anche per questo che, caso unico in Europa, l’attuale maggioranza di centrodestra dopo oltre due anni di governo, secondo i principali sondaggi, sembra crescere nei consensi.

Claudio Romiti, 12 ottobre 2024