In questa immagine l’ipocrisia di Zaki “l’indipendente”

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zaki sindaco lepore

Non occorre accanirsi troppo contro Patrick Zaki. Che fosse un simbolo delle battaglie identitarie della sinistra era noto da tempo. Che sia stata cosa buona e giusta spingere Al Sisi a concedergli la grazia non ci piove. Che poi si sia rifiutato di salire sull’aereo di Stato, evitando così la stretta di mano e la foto con la premier “di destra”, rientra un po’ nel personaggio. Quello che non si può perdonare neppure a Sua Santità Zaki, però, è l’ipocrisia.

Oggi il “difensore dei diritti umani” ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera a margine della festicciola organizzata a Bologna in occasione del suo rientro in Italia. Dice un sacco di cose, Zaki: ringrazia tutti, si mostra gioioso e spiega che “se arrivasse una richiesta” di impegno in politica (dal Pd?) “la utilizzerei sempre per la causa dei diritti umani”. Ma soprattutto torna sulle polemiche scaturite a margine del rifiuto di accettare il volo di rientro a carico di Palazzo Chigi. Lui la spiega così: “Ho ringraziato più volte il governo italiano, come era giusto. Ho apprezzato molto gli sforzi fatti. Quello che non voglio è che qualcuno un giorno possa dirmi: tu sei stato da questa o da quell’altra parte. Io sono e voglio essere indipendente“.

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Ora, in merito ci sarebbero tre cosine da dire. Primo: il governo poteva pure risparmiarsi la fatica di prenotare un volo, una volta fatto il proprio dovere diplomatico sarebbe bastato chiuderla lì e tanti auguri a Zaki. Secondo: non si capisce tuttavia come incontrare Giorgia Meloni, che ha contribuito a liberarlo e rappresenta l’Italia nel suo complesso, possa mai “pregiudicare” l'”indipendenza” di Zaki agli occhi dell’opinione pubblica. Mica gli è stato chiesto di vestirsi con la maglietta di Fratelli d’Italia. I più maligni potrebbero pensare che l’egiziano ritenga il premier italiano un soggetto scomodo, al pari di un dittatore per dire, tanto da preferire non far circolare foto al suo fianco. Ma sarebbe un’ipotesi clamorosa. Terzo: mentre affermava ciò che ha affermato al Corriere, Zaki non si è accorto di predicare bene e razzolare male. Basta cercare le fotografie di domenica a Bologna, peraltro pubblicate proprio nella stessa pagina dell’intervista al Corsera: si vede Zaki festeggiare gaiamente con Matteo Lepore, sindaco di Bologna, nonché esponente di spicco del Partito Democratico. Quindi: la foto con Meloni no, ma col sindaco dem sì. Come mai?

Intendiamoci: è giusto che Lepore fosse lì. Ma a quel punto Zaki avrebbe dovuto declinare l’invito a mostrarsi col politico dem, che peraltro non ha avuto alcun ruolo nella liberazione. Invece sorrisi e segni di vittoria.

La cosa puzza. Zaki avrebbe potuto farsi “abbracciare” idealmente dall’Italia per tramite di Meloni (o chi per lei) proprio come si è fatto “abbracciare” dalla città di Bologna per mezzo di Lepore. Se il desiderio invece era quello di evitare “che qualcuno un giorno” possa dirgli “tu sei stato da questa o da quell’altra parte”, allora la domanda sorge spontanea: non sarebbe stato più coerente evitare di farsi fotografare a braccetto col sindaco Pd? Altrimenti è facile vederci un bel po’ di ipocrisia. O di opportunismo politico.

Giuseppe De Lorenzo, 25 luglio 2023

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