Cultura, tv e spettacoli

L’ipocrisia green di Ferragni in due semplici foto

L’influencer fa lo spot all’auto elettrica e poi se ne va alle Eolie sul catamarano a motore

Chiara Ferragni

Happy days per Chiara “hy guys” Ferragni: va a Sanremo, ne esce con le ossa rotte, la family forse broken e un multone, 170mila euro, che però paga la Rai, cioè noi, circa curiosi movimenti social insieme al compagno Amadeus, roba di pubblicità occulta; fa un “pandoro benefico” e l’Antitrust la fulmina con un procedimento, ancora da definire, in cui sospetta l’inganno sugli acquirenti, indotti a credere, questa l’accusa, che l’ammontare delle donazioni fosse in funzione delle vendite anziché predeterminato.

Adesso eccola alla guida della sua berlina extralusso extralettrica, “hy guuuys”, in cui, da testimonial scafata, vanta le magnifici sorti e progressive del prodotto in un video Instagram di rara insostenibilità già a partire dal sonoro: “Aigaaaais, eccomi sulla mia macchina eléttrica, si ricarica “all’ottantapercééénto” in due secondi, il mio staff (non era più cool “la mia crew”?) mi dice quali sono gli impegni per oggi, alè, invece di broom broom, zzz zzz, e il profumo di fasullo lo senti fin dal telefono. Perché va bene la pubblicità, va bene l’affarismo, ma almeno mettici un minimo di credibilità, di stile. Invece così sembra proprio fatto nel totale compatimento, neppure mascherato, per gli allocchi. Come comunicatrice questa Chiara Aigaiiis non pare granché, se ne sono accorti anche alla Tod’s di Della Valle.

Gli impegni della imprenditrice digitale sarebbero questi: aigaaais, io sto sul veicolo da tot milaeuro, voi guardate, io incasso. Solo che il diavolo si nasconde nei dettagli e così Francesca Totolo, giornalista dai cento occhi, ha subito scovato il seguito della story: su un catamarano clamoroso, si vede un motore a nafta potentissimo che occhieggia proprio dietro mrs Aigaaaais, languidamente spalmata su quello che sembra essere proprio un Lagoon 52F Samoa, roba di sciuri, e non certo a soffio elettrico. Per la precisione, il motore si riferisce al Tender di supporto, ma il Lagoon della sciura Aigaaais va ugualmente a supernafta, basta seguire la story, gaaaaiss.

Il commento della diabolica Totolo su Twitter è tutto da gustare. “Ciao guyssss, faccio uno spottone per un’auto elettrica da 60mila euro (ma sono pure di più, Frà) (che devo ricaricare tre volte per fare 250 km) poi, per sponsorizzare una società di charter, mi godo la brezza marina a bordo di un catamarano che naviga per le Eolie utilizzando i ‘cavalli’”. Eccoli lì gli impegni della crew. Benone ma non benissimo, amica Totolo: hai dimenticato che la imprenditrice Aigaaaais sta languida in pigiama, anzi “pijama”. Et le voilà l’imprenditoria di questi nostri tempi, che è più una prenditoria. Ma su, ma dai, ma come si fa. Questa è l’ecologista che, giusto un anno fa, andava a prendere l’aperitivo in cima a un ghiacciaio alpino con l’elicottero. La stessa Ferragni che, in nome della lotta alle auto a scoppio, si sparava le pose al Gran Premio di Monza con Mattarella. La medesima capace di dire, senza tremare, che nelle Marche non era possibile abortire (subito sbugiardata in coro).

Santo cielo, è tutto farlocco nel mondo di questi qui, tutto, tutto: quanto vi ci vuole ancora a capirlo, gaaaaaisss? Una così, giuro, è in trattative per entrare nel Pd direttamente dalla porta del Nazareno, incarichi dirigenziali; è l’ecologismo di sinistra, quello dei jet personali, dei catamarani, degli elicotteri, degli arricchiti con poca spesa e molto fumo che poi dicono: ieri oggi domani è il giorno più torrido degli ultimi 120mila anni. E pretendono di raffreddarlo impedendo agli altri di tirare la vita. Mandandoli “in ospedale o in galera”, come il Grillo Parlante di Pinocchio. Questi sono sia Pinocchietti sia grilli parlanti, ma stare da tutte le parti in commedia non si può. E molto spiace che la destra di governo si allinei a una simile agenda tra delirio, spreco e utili mastodontici, roba che dovrebbe subito il primo ministro Meloni ad imminente rimpasto: perché non si può avere un ministro ambientale che si esprime come Carola Rackete.

Ferragni è quella che combatte la CO2, in sé necessaria, con l’elicottero, il riscaldamento globale con lo sloop, tipo Greta quando fece la traversata con 4 natanti di scorta a carburante e fece togliere i marchi delle auto e della benzina perché il catamarano apparteneva ai Casiraghi del petrolio. È la Capitana speronatrrice che si candida, e come soffre, poveretta, con una formazione di sinistre pulsioni eversive “per salvare il pianeta dalle destre fasciste”. Gente che non sa far di meglio, imbonitori di petrolieri riverginati, destinata alle diarie europarlamentari, alle fondazioni lucrative. O alla prenditoria digitale. È tutto un miraggio, tutto. È tutta una balla. Il 5 luglio del 1982, giorno di Italia Brasile al Mundial spagnolo, allo stadio Sarrià di Barcellona c’erano 35,4 gradi centigradi all’ombra alle 5 de la tarde; il primo di ottobre del 1975, a Manila nelle Filippine, Muhammad Ali e Joe Frazier si pestarono per tre quarti d’ora, alle 20 del mattino, con una temperatura assassina di 48,8 gradi e un tasso di umidità del 98%.

All’epoca andava di moda preoccuparsi del congelamento planetario, non del surriscaldamento. Ai, gaaais: voi a casa a boccheggiare, e se fate tanto di accendere il condizionatore salta fuori Draghi o Chiara Ferragni a dirvi che così fate la guerra; loro vivono con il climatizzatore incorporato e passano dalla berlina electro al catamarano fossile. E anche se non vi pare li pagate voi, gaaaais.

Max Del Papa, 24 luglio 2023

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