In principio fu il 60% per cento della popolazione vaccinata. Poi si passò “grosso modo” al 70% e avremmo ottenuto l’immunità di gregge contro Sars-CoV-2. Sarebbero dovuti bastare 42 milioni di italiani con la puntura al braccio: ne abbiamo raggiunti 45,5 milioni, con la terza dose già avviata, eppure la promessa “normalità” non si vede ancora all’orizzonte. Dicono sia colpa della variante Delta, che prima ha “spostato” l’asticella all’80% di immunizzati e poi, raggiunta quella soglia, ha fissato al 90% la “quota di sicurezza per evitare tornate di fiamma della pandemia”. L’obiettivo non sarebbe così lontano, visto che il contatore segna l’86,8% di popolazione coperta col siero anti Covid, e noi tutti speravamo di poter presto festeggiare la fine dell’epidemia grazie alla vaccinazione di massa. E invece? Invece no. Ieri l’Iss ha reso noto ciò che forse conosceva da tempo. Ovvero che la normalità la riconquisteremo “l’anno del mai e il mese del poi”. Tradotto: non vi fate illusioni, non vi lasceremo liberi.
Se non è un modo per costringerci allo stato di emergenza infinito, poco ci manca. Ieri è emerso uno studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità assieme alla Fondazione Bruno Kessler secondo cui il “ritorno alla vita pre-pandemia” potrebbe essere raggiunto in sicurezza solo con il superamento del 90% di vaccinati over 5. E qui le sorprese, o meglio le fregature, sono due:
1. per la prima volta viene richiesto di oltrepassare, e non solo raggiungere, la soglia del 90% dei vaccinati. Quindi in pratica bisognerebbe costringere anche i più riottosi No Vax in stile Forza Nuova per soddisfare il desiderio dell’Iss. Impossibile.