L’Italia al contrario: il ladro denuncia il derubato

L’incredibile caso a Treviso. Il sindaco: “Fare il ladro non può essere considerata una professione da tutelare”

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No, non sto delirando. È la minaccia che la compagna di un ladro che, con il piede di porco, aveva forzato la porta di ingresso dell’osteria “Toni del Spin” di Treviso per poi rubare l’incasso di qualche centinaia di euro, ha rivolto al proprietario derubato dopo aver visto l’immagine del suo compagno manolesta circolare sui giornali.

Andiamo per ordine. Le immagini di videosorveglianza del locale hanno immortalato un ragazzo intento a rubare soldi all’interno dell’osteria di proprietà di Alfredo Sturlese, per poi fuggire con l’incasso. Le immagini, di un paio di minuti, oltre ad essere state consegnate alle forze dell’ordine, sono finite su tutti i giornali della zona. Questa improvvisa fama e visibilità non è piaciuta al presunto ladro, che si è poi scoperto aver messo a segno furti in altri locali della zona, ma ancora di più pare sia stato un affronto intollerabile per la sua fidanzata, che ha per l’appunto minacciato querela nei confronti del derubato.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Alfredo, il titolare del locale che ci ha raccontato l’accaduto: «Sabato primo luglio a mezzanotte e quarantaquattro, quando il locale era chiuso, un ragazzo aiutandosi con il piede di porco ha forzato la serratura dell’osteria, entrando indisturbato. Non avevo inserito l’allarme perché sarebbe dovuto rientrare mio figlio. Una volta dentro, si è diretto alla cassa che mi ha completamente sfondato, rubando circa 7-800 euro di incasso, ed è uscito. Il giorno dopo ci siamo accorti dell’accaduto e siamo andati a denunciare il furto. Abbiamo consegnato le immagini delle telecamere di videosorveglianza all’interno del locale, che hanno ripreso tutto chiaramente, anche il ladro. A quel punto un amico giornalista mi ha chiesto cosa fosse accaduto e gli ho consegnato anche le immagini. Lui le ha pubblicate. Uscite a tutta pagina sul Gazzettino, la fidanzata del presunto reo ha contattato tramite Facebook mio figlio, minacciando di sporgere querela per diffamazione. Deve inoltre sapere che lo stesso ragazzo che ha rubato nel mio locale, poco prima di fare il colpo nella mia osteria, aveva provato ad entrare in altro locale, dove aveva precedentemente lavorato e di cui probabilmente si era procurato le chiavi. Una volta dentro, si è trovato davanti i padroni e il colpo non è andato a segno, Dopo il furto nel mio locale è tornato nell’altro, ma il titolare, avendo capito le sue intenzioni, si era chiuso dentro e il ladro è scappato. Non finisce mica qui. Due giorni dopo la mia denuncia, in un paesino vicino, lo stesso ragazzo ha rubato in un bar-tabacchi sigarette e gratta e vinci. I carabinieri sono andati a casa sua, hanno trovato la refurtiva e lo hanno denunciato a piede libero».

Un ladro seriale, dunque. «Trovo veramente assurdo – continua Alfredo – che io possa rischiare una querela per non aver tutelato la privacy di un delinquente. A me quel furto, oltre all’incasso, è costato migliaia di euro, non solo per il cambio della serratura, ma per delle grate che ho dovuto far mettere per tutelare la mia sicurezza e cercare di evitare che possa nuovamente accadere. Quale paese è quello che tutela la reputazione dei delinquenti? Fosse per me, esporrei cartelli con la sua faccia e la scritta “ladro seriale”».

Ecco, non facciamo leggere quest’ultima dichiarazione alla consigliera Romano, perché ripartirebbero le rimostranze a difesa non solo della privacy di chi ci piazza la mano in borsa sfilando portafogli e cellulari, ma anche di chi ruba gli incassi nei locali.

Il sindaco di Treviso, Mario Conte, ha così commentato la vicenda: «Una situazione a dir poco paradossale. Fare i ladri non può essere considerata una libera professione da tutelare. Se si viene beccati, penso che sarebbe opportuno scusarsi con i titolari dei locali derubati invece di rivolgersi a un avvocato per tutelare la propria immagine».

Hoara Borselli, su Libero, 15 luglio 2023

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