E così l’Italia sbirciata con sussiego dai mammasantissima europei, sprezzata dai sedicenti amici del popolo da gambetta accavallata o tettazza fluo, per dire i sottointellettuali organici, a gettone, sa fornire risposte senza bisogno di domande. Certamente non il popolo migliore del mondo, confusionario, feroce o tollerante in modo sentimentale, irrazionale, zavorrato da se stesso, dal proprio intruppamento anarcoide, dalle troppe furbizie individuali che fanno un popolo di coglioni: ma capace di riconoscersi nel dolore, di ricordarsi del dolore, senza chiedere la carta d’identità.
Sapendo che, dopo il rombo devastante, la conta delle vittime è solo la prima stazione di una via crucis che non finirà davvero mai. Questo, si capisce, vale per l’Italia qualunque, che i bennati schifano in fama di populismo; altri, troppo sensibili, a muovere le chiappe per portare due braccia non ci pensano lontanamente. Non pervenute, ad esempio, le sardine, eterni giovani petalosi troppo impegnati a costruire la propria vanità piazza dopo piazza. Certo, c’è stato un disastro in Albania, ma qui c’è da organizzare la resistenza a Salvini, bella ciao. Vuoi mettere?
Max Del Papa, 28 novembre 2019
Il reportage/1 – L’Albania e la minaccia di una nuova migrazione verso l’Italia
Il reportage/2 – L’Albania e quel rapporto tra politica e narcotraffico