Il titolo di Politico, noto quotidiano internazionale, è di quelli in grado di far rumore: Italy open to paying for Russian gas with ruble, ovvero l’Italia vuole pagare il gas russo in rubli, come richiesto da Putin e come l’Ue si è rifiutata di fare. Si tratta di una bomba mediatica, di quelle che rischiano di lasciare strascichi politici per giorni se non settimane. Alla base dell’articolo ci sarebbero le dichiarazioni di Roberto Cingolani, ministro della Transizione energetica italiano, che dunque avrebbe “rotto” il fronte europeo. Usiamo il condizionale per un motivo molto chiaro: il ministro ha infatti smentito categoricamente quanto riportato da Politico.
La questione è complicata. La Russia, come noto, ha imposto ai “Paesi ostili” di pagare il gas che ricevono da Mosca in rubli. Per la precisione, le aziende europee dovrebbero aprire un conto in rubli presso Gazprombank, riversare lì gli euro, cambiarli in rubli, e con quest’ultimi saldare il conto del prezioso gas. Nei giorni scorsi Gazprom ha interrotto le forniture alla Polonia e alla Bulgaria proprio perché si sono rifiutate di sottostare a quello che ritengono essere un “ricatto” di Putin. Lo Zar dal canto suo non intende fare passi indietro e il nodo arriverà al pettine verso metà maggio, quando sono in scadenza alcuni contratti e le transazioni andranno pagate. Come si comporteranno gli Stati dell’Ue? E le sue aziende?
I ministri dell’Unione stanno cercando una soluzione, ancora però di là da venire. L’Occidente ha bloccato tutte le riserve valutarie in moneta estera della banca centrale russa. In sintesi: se Gazprom ricevesse euro o dollari per i suoi idrocarburi, poi non saprebbe che farsene. Da qui la modifica unilaterale dei contratti per ricevere rubli. Per la Commissione Europea però piegarsi alle richieste del Cremlino provocherebbe una violazione delle sanzioni a Mosca. “Le imprese che hanno contratti” in euro o dollari – ha spiegato chiaramente von Der Leyen – non devono accettare la richiesta russa. Farlo “costituirebbe una violazione delle sanzioni, e quindi un alto rischio per le imprese stesse”.
Ecco perché il virgolettato di Cingolani, riportato da Politico, sarebbe esplosivo se fosse vero. “Penso sarebbe positivo – avrebbe detto il ministro italiano – che, almeno per alcuni mesi, venga concesso alle aziende di accogliere le richieste russe di pagare il gas in rubli, in attesa che di comprendere la cornice normativa e le relative implicazioni”. Il tutto in attesa di un “rapido e molto chiaro pronunciamento da parte della Commissione europea”. In pratica, una smentita della von der Leyen. Roba che scotta. “Penso che le aziende energetiche non possano rischiare di pagare e poi essere accusate di pagare le sanzioni, ma allo stesso tempo non possono rischiare non pagando in rubli”, avrebbe aggiunto Cingolani. “Si tratta di contratti a lungo termine e i costi sarebbero molto alti”. Poco dopo la pubblicazione dell’articolo, però, è arrivata la secca smentita: “L’articolo pubblicato da Politico è fuorviante e non corrisponde alla posizione espressa dal ministro Cingolani che non ha mai aperto ad un pagamento in rubli”.