Gli italiani puzzano, bianchi padani merdosi, i verdoni non puzzano e così Egonu, tappandosi il naso, è pronta a tornare. Un milione di euro, per cominciare: si può fare! L’intendenza, cioè la candidatura nel Pd, seguirà (ricordatevi questa profezia voi che leggete). Non le ha detto bene alla pallavolista Egonucentrica in Turchia: nella patria dei diritti umani, civili e antirazzisti Paola la lunga è risultata più indigesta del kebab fin da subito e mica perché colored, figurarsi, ma perché, come sempre, faceva la primadonna, voleva comandare, rompeva lo spogliatoio e le compagne, povere inferiori turche, razziste, straccione, a un certo punto han detto: senti cara, torna a casa.
Lei è tornata. Da quella feccia di italiani che poi servono il caffè freddo alla madre. Che da bambina le hanno fatto venire il trauma all’asilo. Da quei sottouomini che la guardano quando passa, e per forza, da stronzi bianchi padani non ci sono abituati alla dea nera non ce la meritiamo Egonulatrica, ma lei, solo per amore torna, ci perdona, ci tollera. Anche se ci impiccherebbe tutti agli alberi. Non a Padova, porcilaia razzista, va a Milano, che almeno c’è Sala arcobalenato ed è pieno di extracomunitari che si spaccano allegramente, fraternamente la testa a colpi di scure e rapinano le donne accoltellandole all’ombra della Stazione Centrale. Ma quella è roba per poveri. Sottorazze che maleodorano. La dea Egonu mica piglia il trenord demmerda, arriva a Linate e di lì gira in auto blindata, va e viene dalla City Life dei Ferragnez che in fondo son dei parigrado. Deve andare a crear casini anche al Vero Volley, la squadra meneghina, ma lo sport è solo un pretesto: rende forse di più la liaison con Giorgio Armani, di cui è testimonial: altri introiti, altri fari puntati.
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Questa Italia è un paese fetente, bianchi schifosi con l’alitosi, ma ha i suoi lati buoni se riesci a conviverci: terroni, laidi, razzisti, sessisti, ma finché pagano… Poi ha i tifosi più servili del mondo, più li insulti e più ti osannano, ti mandano in processione fino a Sanremo, dove non hai niente da dire, dove fai una figura penosa ma e anche lì son quattrini, pagata per spremere disprezzo e accuse farneticanti. Pubblicizzata, sponsorizzata, la metteranno al posto della Madonna dorata del Duomo e non le basterà ancora. Perché quelli come Egonu sono totem senza rimorso dall’avidità perenne; sono famelici. Lei si è tatuata la scritta “pazienza” per ricordare a se stessa che “voglio tutto e subito”, la fama, il soldo, il potere, il successo, l’idolatria, il feticismo e non basta mai, c’è sempre un razzista inventato da maledire perché il tutto e subito, il qui ed ora si costruisce così e si mantiene così. Con le bugie, il vittimismo aggressivo da narcisista covert, la banalità dell’essere tutto meno che accoglienti dentro, generosi, ragionevoli.
Non manca un vago senso di onnipotenza che parte dalla presunzione e arriva all’irresponsabilità morale: io, che sono la Madonna del Bagher, posso disprezzare il mio paese, che mi ha cresciuta, mi ha resa ricca a vent’anni, che stravede per me, posso andarmene, per soldi, in un sultanato dove torturano gli omosessuali come me e dove un satrapo ha preso 7 miliardi per stipare i migranti, quale io mi considero, nei lager, senza dire una parola, poi, come niente fosse posso tornare, per soldi, ma sempre con la solita arroganza descolarizzata. Va bene, torna Egonu, ‘sta merda di paese aspiett’ a te, però lasciatelo dire da uno che è un terrone per origini, in parte africano per geni, e che si è tatuato un atleta di colore attivista antirazzista, Muhammad Ali, il più grande: sei una roba assurda, potrai vincere tutti i trofei di questo mondo ma resti insopportabile almeno finché non ti vergogni di tutto quello che hai messo in scena fino ad oggi, perché il vero razzismo è quello tuo.
Max Del Papa, 10 marzo 2023