Fine pandemia mai

Liturgia del terrore, mode on: “Covid si diffonde dai cadaveri”

Si avvicina il Natale, ma i giornali non demordono. L’ultimo studio sui cadaveri umani e il virus

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Sta per chiudersi il terzo anno di una pandemia da Covid che, almeno sui media, non sembra avere fine, e la Repubblica, a bordo della sua personalissima macchina del tempo, ci riporta indietro ai primi mesi del 2020. Uno dei più controversi e tormentati periodi della nostra democrazia in cui, a causa dei disumani protocolli imposti da Roberto Speranza, l’ultra-millenario culto dei morti era sostanzialmente vietato. Tant’è che persino un uomo di chiesa come Guidalberto Bartolini, monaco e tanatologo, espresse l’indicibile nell’aprile di quell’anno maledetto: “Stiamo rinunciando a due momenti che sono costitutivi della civiltà umana: l’accompagnamento alla morte e il rito funebre. Ma si resta umani solo riscoprendo il bene comune”.

Il pezzo di Repubblica

Ebbene, martedì scorso il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha pubblicato sulle pagine della salute un lungo articolo basato sugli studi di un ricercatore giapponese, Hisako Saitoh, in cui “emerge la possibilità che il coronavirus possa essere trasmesso anche dai corpi dei cadaveri, così come si è verificato nel caso dell’Ebola“.

Ora, a parte il sensazionalismo terrorizzante del sottotitolo, nel quale si accosta l’Ebola, che secondo il sito ufficiale dell’Iss ha un tasso di letalità dal 25% al 90%, con il Covid-19, che attualmente il virologo Palù, attuale presidente dell’Aifa, accredita di uno striminzito 0,045%, la finalità del pezzo sembra proprio quella di riportarci ad un periodo nel quale erano addirittura vietati i funerali e fortemente sconsigliate le autopsie, così come scrisse in una circolare l’allora ministro della Salute.

“Rischio Covid dai cadaveri”

Sebbene nell’articolo in oggetto lo stesso dottor Saitoh specifichi che “il rischio che un paziente vivo diffonda il coronavirus sia di gran lunga maggiore della potenziale trasmissione dai cadaveri” , chi ha redatto il pezzo così commenta: “In ogni caso, la notizia che il contagio potrebbe avvenire anche dopo la morte, dovrebbe mettere in allerta i familiari ma il rischio maggiore riguarda soprattutto coloro che maneggiano cadaveri, come patologi, medici legali e operatori sanitari, in ambienti come ospedali e case di cura, dove possono verificarsi molti decessi. Poiché i ricercatori hanno trovato più virus nei polmoni dei cadaveri umani che nel tratto respiratorio superiore, chi esegue le autopsie dovrebbe prestare particolare attenzione quando maneggia i polmoni”.

Liturgia del terrore Covid

A questo punto, dopo aver appreso che con le ultime varianti il tasso di letalità del Covid-19 è assai più basso di quello dell’influenza stagionale (il presidente dell’Aifa Giorgio Palù lo stima nello 0,045%) e considerato che l’attenzione popolare sull’argomento è prossima allo zero, ci chiediamo per quale ragione i nostri giornaloni insistano ancora nel loro vano tentativo di alimentare una paura che, fortunatamente, è scomparsa nella mente dei più.

Tra le motivazioni che personalmente mi sento di individuare c’è probabilmente il tentativo, più o meno inconscio, di allontanare il momento delle analisi ponderate su ciò che è realmente accaduto nei momenti più bui della pandemia. Anche perché gli stessi giornaloni si sono resi corresponsabili di una manipolazione di massa senza precedenti, in modo tale da far passare per ragionevoli le misure più insensate.

Il caso delle infezioni batteriche

Sta di fatto che per quanto si voglia perseverare nell’idea di un virus sempre in agguato contro la sopravvivenza della specie umana, alla lunga la realtà che sta emergendo in alcune recenti inchieste sembra distruggere completamente questa ostentata narrazione. Tra tali inchieste ve ne una in particolare, realizzata dal programma televisivo Report, dalla quale risulta che una grande percentuale di decessi Covid siano in realtà da attribuire a sovrainfezioni batteriche contratte negli ospedali. Un argomento dirompente di cui ancora non vi è traccia sui citati giornaloni e che a breve speriamo di poter approfondire.

Claudio Romiti, 22 dicembre 2022

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