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ll tetto agli stranieri in classe? L’ha messo la sinistra

L’esponente di FdI Rampelli ricorda: fu il governo D’Alema a imporre un limite nel ‘99

stranieri in classe © Monkey Business Images tramite Canva.com

Sbatte i pugni sul tavolo. E lo fa nel suo stile. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e pretoriano di Fratelli d’Italia, oltre che esponente storico della destra italiana (e romana), smonta le tesi provenienti da sinistra e indirizzate al ministro Valditara, accusato per la sua proposta di istituire un tetto agli studenti stranieri in classe. Sottolineando un particolare trascurato dai soliti noti: il tetto agli stranieri in classe non è stata un’invenzione né di Valditara né tantomeno della destra. Anzi: è stato un governo di sinistra ad adottarlo, nel 1999. Quello di Massimo D’Alema.

“Il processo di integrazione scolastica – afferma il vicepresidente della Camera – deve basarsi su un equilibrio tra studenti di diversa origine linguistica e culturale. Ci sono in tutta Italia situazioni di pesante squilibrio, classi in cui la minoranza è costituita da studenti italiani e italofoni, i cui ritmi di apprendimento sono stati adeguati a quelli di alunni non italofoni”. Il Secolo d’Italia, tra i quotidiani che hanno riportato le parole di Rampelli, prosegue evidenziando la soluzione adottata dall’esecutivo di sinistra nel 1999, con D’Alema a Palazzo Chigi e Luigi Berlinguer all’Istruzione. Sicuramente non due pericolosi reazionari. In seguito a un caso emblematico, una scuola di Roma nella quale, in due classi il numero di studenti stranieri era nettamente superiore a quello degli italiani, il governo D’Alema, secondo Rampelli, adottò il provvedimento. “La scuola ha subito un esodo di famiglie italiane stanche di vedere i propri figli condizionati dai tempi didattici ritagliati sui non italofoni, con un oggettivo peggioramento della qualità dell’insegnamento. Questo squilibrio, denunciato anni fa e ora divenuto patologico indusse il governo D’Alema a introdurre limiti numerici di presenza di stranieri nelle classi. Proprio per favorire la loro integrazione e per non rallentare il processo di apprendimento dei bambini italiani o italofoni”.

Il decreto legislativo fu firmato dal Presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 agosto 1999. Nel testo, tra le altre cose, viene indicata una quota per la ripartizione degli alunni stranieri in classe. L’articolo 45, al punto 3, afferma: “Il collegio dei docenti formula proposte per la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi: la ripartizione è effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri”. Proposta molto simile a quella di Valditara. Passa qualche anno e nel 2010 Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione nel quarto e ultimo governo Berlusconi, oggi esponente di Azione di Calenda, formulò una circolare nella quale si richiedeva il rispetto del tetto del 30% come limite alla presenza di stranieri in classe, seppur derogabile.

Come ha ricordato Rampelli, non è stata dunque una proposta arrivata da destra quella di porre un limite al numero al numero degli stranieri in classe. Viene dunque da chiedersi dove fossero tutti i critici di Valditara e del governo oggi quando a Palazzo Chigi governava il centrosinistra di D’Alema.

LC, 4 aprile 2024