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Lo dico a Montanari&co: Berlusconi da lassù vi fa una pernacchia

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Lo hanno attaccato. Combattuto. Detestato. Boicottato. Lo hanno avversato. Contrastato. Osteggiato. Oppugnato. Hanno fatto di tutto per avvilirlo. Lo avevano dato per finito tante volte e lui è sempre tornato. Gli hanno fatto la guerra per trent’anni e poi ci hanno fatto i governi, gli accordi, i patti. D’Alema, Bersani, Letta, Renzi, Conte. Conte, che nemmeno si è degnato di andare ai funerali. A meno di 24 ore dalla morte di Silvio Berlusconi, le iene avevano già iniziato a infierire.

Hanno trovato da dire per i maxi schermi in piazza Duomo. Quelle televisioni giganti che invece si possono mettere per le manifestazioni a tinte arcobaleno. Come se la piazza non fosse già deturpata da orribili pubblicità e qualunque scenografia vi campeggi qualora ci sia un evento. Hanno trovato da polemizzare per il funerale di Stato. Qualcuno ha dovuto dire loro che esiste una legge, la 36 dell’87, che stabilisce perché si fa un funerale di Stato a una personalità che è stata presidente del Consiglio quattro volte. Lui che addirittura ha visto due presidenti della Repubblica essere eletti per due cariche. Gliel’hanno dovuto spiegare perché quelli che l’hanno sempre visto come un intralcio per la scalata al potere non lo sapevano. Sono monchi. Monchi di diritto. Monchi di leggi. Monchi di senso etico. Monchi di un briciolo di umanità.

Come fai a distanza di 12 ore dalla morte di un uomo a pubblicare una prima pagina con il ritratto di lui e il titolo La Repubblica del banana. Come fai a denigrare un uomo che non c’è più. È morto. È passato altrove. È andato da un’altra parte. Ha lasciato questa dimensione. Non può controbattere. Non può appellarsi. Non può difendersi. Non può nemmeno riderci sopra. Che vili gli uomini. Come fai nella tua università, per un posto in prima pagina, a dire che tu le bandiere a mezz’asta non le metti. Montanari, dico a lei. Come. Chissenefrega se lei non le vuole mettere, Berlusconi finirà nei libri di storia. Lei probabilmente nemmeno nelle guide per scegliere l’università.

Rosi Bindi ha detto che il lutto nazionale è inopportuno. Perché Berlusconi era divisivo. Ci si è aggiunto Crisanti, dicendo che Berlusconi non merita i funerali di Stato. Crisanti. Ma ve lo ricordate Crisanti? Berlusconi non era divisivo. Berlusconi era trasversale, liberale, la sua umanità andava oltre l’ideologia. Era la nostra regina Elisabetta. Per quanto cambiavi argomento, potevi continuare a parlare solo di lui. Era televisione, politica, economia, finanza, giustizia, sport, calcio, edilizia, quotidiani, programmi. Ha saputo costruire strade che nessuno aveva mai percorso, ha saputo costruire case dove nessuno ci aveva mai provato, ha saputo innovare, rivoluzionare.

Era tutto. Visionario, innovatore, padre, Cav, cavaliere, dottore, presidente, nonno, marito, compagno, leader. Era il suo sogno. Ha segnato l’inizio e la fine di un’epoca. L’Italia di oggi, di quest’oggi, di queste ore è un’altra Italia. La si deve reinventare. La si deve far stare a galla, disgraziata ammaliata e attorniata da tre mari. Così affaccendata. Così distratta. Così insoddisfatta. L’Italia di prima non esiste più. È un’altra roba. Un’altra Storia.

I latini, più eleganti e più nobili di noi così rozzi e trozzaloni, dicevano de mortuis nihil nisi bonum, “dei morti niente si dica, se non il bene”. Arrivederci Presidente, mi piace pensare che da lassù, a tutti i vili, lei stia facendo una gran bella pernacchia.

Serenella Bettin, 19 giugno 2023