Mi sembra evidente che la continua evocazione di antichi spettri politici alla prima manganellata di un poliziotto dimostri ampiamente la cronica carenza di argomenti spendibili da parte della sinistra italiana e della sua folta rappresentanza mediatica. A dimostrazione di ciò va segnalata una surreale lezioncina di democrazia impartita, nel suo salotto televisivo in onda su La7, da Lilli Gruber ad Annalisa Terranova, vicedirettrice del Secolo d’Italia.
A quest’ultima che, a mio avviso correttamente, stava sostenendo l’assurdità, dopo circa ottant’anni, di chiedere patenti di antifascismo a questo o quel personaggio pubblico, così si è espressa l’ex deputata europea del Partito democratico: “Dico una cosa di fondamentale importanza per l’educazione civica del popolo italiano, al quale va ricordato che l’antifascismo è la base della Repubblica italiana, e che la Costituzione italiana si basa sull’antifascismo. Questo non è difficile da capire, scusami Annalisa Terranova. Il fatto che né Meloni, né Truzzu, né questo e né quello riescono a dirsi antifascisti è un piccolo, grande problema”.
Tuttavia, a modesto parere di un semplice osservatore di questo teatrino propagandistico, non solo il tema dell’antifascismo semplicemente non esiste, ma la stessa Gruber (che anni fa chiese ad un esperto se il fotovoltaico funzionasse anche di notte) sembra avere a sua volta un problema di collegamento con la realtà delle cose, a cominciare con l’articolo 1 della nostra Costituzione, nel quale si dice che “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
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Ebbene, cara Gruber, se la maggioranza del medesimo popolo decide di affidare il governo a partiti che non garbano ai giornalisti organici alla sinistra, non esiste alcun obbligo da parte di chi ha legittimamente vinto le elezioni di recitare il ridicolo e anacronistico mantra antifascista ad ogni richiesta.
Invero, si tratta di un’arma di distrazione di massa che ha perso la sua efficacia oramai da molti decenni. Il mio spassionato consiglio è quello di fare finalmente la pace con la storia di questo disgraziato Paese.
Claudio Romiti, 1 marzo 2024
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