Politica

Le trame in vista del voto

“Lo sanno tutti, dopo il voto…”. Svelato il piano di Conte e Letta

Tre indizi e l’affondo di Raggi: post-voto, possibile accordo Pd-M5S. Calenda: “Lo sanno tutti”

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In politica bisogna essere bravi ad annusare un po’. Perché quello che oggi puzza, domani potrebbe profumare. Giuseppe Conte e Enrico Letta si sono lasciati nel peggiore dei modi, vedi la rottura del “campo largo” dopo la crisi del governo Draghi, ma non hanno chiuso ogni rapporto. Niente di strutturato, sia chiaro. Non per il momento: i due andranno al voto separati, l’uno contro l’altro. Ma una volta eletto il Parlamento, nulla appare così scontato. Dal letame nascono i fior?

Per ora ci sono solo alcuni indizi. Eppure significativi. Il primo l’ha lanciato Goffredo Bettini, in arte ex consigliere speciale di Nicola Zingaretti quando da segretario dem si era innamorato del Conte “punto di riferimento per i progressisti”. Che Bettini e Conte si apprezzino e si stimino non è un mistero, nonostante qualche recente polemicuccia di second’ordine. In un’intervista al Corriere, Bettini non chiude ad un’alleanza grillini-dem dopo il voto. “La bellezza della politica è nella sua imprevedibilità. Adesso la priorità è il voto al Pd e alla coalizione che siamo riusciti a costruire”. Poi, domani, chissà.

Il profumo, o la puzza, di un accordicchio post voto lo annusa pure Carlo Calenda, che fino a ieri voleva sposarsi col Pd e poi ha stracciato il contratto firmato pochi giorni prima. Secondo l’alleato di se stesso, “il M5S tornerà con il Pd due minuti dopo le elezioni“, addirittura “è sicuro e lo sanno tutti”, perché “l’unico modo per governare è fare un governo con Fico, Conte, Di Maio, Fratoianni”.

Terzo indizio, che forse chissà fa pure una prova, arriva tra le righe del post mattutino con cui Virginia Raggi ha annunciato la decisione di non correre per le parlamentarie. L’ex sindaco di Roma non ci sarà un po’ per motivi personali (“voglio stare più vicina a mio figlio”), un po’ perché le regole del M5S interpretate da Conte non lo permettono (ieri sera aveva detto ad una “agitata” Raggi di stare calma) e un po’ perché non intende dare il via libera a “future alleanze” nel campo progressista. Ecco il punto. Raggi non ha mai “nascosto” la sua “contrarietà verso le alleanze strutturali e i campi progressisti con i partiti tradizionali”, cioè con il Pd che “ci ha sempre ostacolato”. “Ad oggi – scrive – non potrei dire con certezza quali saranno, nei prossimi cinque anni in Parlamento, i nostri futuri compagni di viaggio in Parlamento, a differenza di quanto accade nel Consiglio di Roma dove la nostra linea è da sempre è chiara”.

Tradotto: oggi Conte vi dice di combattere contro la destra e contro il Pd, ma domani potrebbe fare come suggerito da Bettini e previsto da Calenda. Ovvero un ritorno di fiamma tra M5S e dem in nome, magari, di quell’anti-destrismo ormai tanto di moda.

Franco Lodige, 11 agosto 2022