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Lo scienziato rivela: “Ecco quando è sfuggito il virus dal laboratorio”

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Non è il solo Bill Gates ad essere stato preveggente sul coronavirus. Nelle pagine di un libro del 2005 intitolato “Sars in China. Prelude to pandemic?” sono contenute diverse profezie. Ci aiuta a interpretarle il professor Mariano Bizzarri. Oncologo, docente di Patologia e, tra gli altri prestigiosi incarichi, direttore del Systems biology group lab dell’Università La Sapienza di Roma e segretario della Società mondiale di patologia clinica. Spulciando su internet si scopre che parla una decina di lingue, ha prodotto numerosi libri e articoli scientifici, e ha un H-index pari a 40. Per fare un raffronto: Burioni si attesta a 20, Pregliasco a 12, Remuzzi, che è un padreterno, a 70.

Le colpe di Speranza

“Il Covid 19 non è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Chi è del settore se lo aspettava. Tant’è che l’Oms, con tutti i suoi difetti, aveva ammonito gli Stati affinché approntassero i Piani pandemici. Tutti gli Stati si aspettavano l’arrivo di una possibile pandemia. Nel bene o nel male, seppur non aggiornato, il piano italiano c’era ma non è stato attivato. Ecco la prima colpa che imputo al ministro della Salute Roberto Speranza. La seconda è stata negare che la pandemia dipendesse dai cinesi. La terza è che ci ha impedito di sviluppare farmaci che contrastassero il virus. Il vaccino previene la malattia ma poi bisogna fare ricerca per curarlo”.

Per incontrare Bizzarri ci siamo avventurati nel suo laboratorio di ricerca. Un fiore all’occhiello della prima università della Capitale, dove lavorano tanti giovanissimi ricercatori. Spinti dall’entusiasmo di poter apprendere e fornire elementi di conoscenza a livello internazionale. Anche se oggi la ricerca medico scientifica è in mano saldamente a due potenze globali: gli Stati Uniti e la Cina. Entrambi coinvolti in quella che la stampa straniera ha ribattezzato la “Lab-leak theory” sull’origine in un laboratorio cinese del Covid-19. Bizzarri de-mitizza le analisi complottiste e, visto che in Cina ha importanti contatti, la mette giù in modo pragmatico: “Nel 2014 gli americani hanno bloccato in patria tutti gli esperimenti ad alto rischio sui virus (“gain of functions research”). Le hanno delocalizzate soprattutto in Asia. Così gli americani hanno potuto svolgere ricerche che gli permettevano di ottenere grande visibilità e finanziamenti, mentre i cinesi hanno visto l’opportunità di condurre esperimenti al limite e infiltrarsi nel settore. La guerra della ricerca è ormai una guerra da agenti segreti. Non a caso, in Cina questi laboratori sono almeno trenta. Quello di Wuhan è importante perché hanno chiesto di realizzarlo ai più bravi del mondo, i francesi, con l’aiuto degli americani. Anche se poi i cinesi non li hanno mai fatti entrare. Quando il virus è sfuggito, ad agosto, Taiwan aveva mandato ben 8 allerte all’Oms. Tutte ignorate perché Taiwan non fa parte di quest’agenzia ed è invisa a Pechino. Oggi abbiamo tanti elementi sull’origine della pandemia, ma per risolvere il caso dovrebbero autorizzare una vera ispezione indipendente. Certo se a capo degli ispettori ci metti Peter Daszak – che ha promosso l’ingegnerizzazione dei virus in Cina con la dottoressa Shi Zhengli – sono bravi tutti. “Oste com’è il vino? Bono!”

Nuovi parametri, stop all’indice Rt

In questa specie di Silicon Valley della ricerca, dove ci si può perdere tra stanze piene di provette e microscopi, il tempo corre alla velocità della luce. Vogliamo parlare con Bizzarri di un poderoso studio statistico sul Covid (“Analytical Performance of Covid-19 Detection Methods (RT-PCR): Scientific and Societal Concerns”), che valuta la velocità di avanzamento dell’epidemia misurando sia il numero di guariti che il numero degli infetti, abbandonando i parametri dell’indice Rt ormai inadeguati. La ricerca, cofirmata da Roberto Verna e altri ricercatori internazionali, è apparsa sulla prestigiosa rivista Nature. L’oncologo la sintetizza per noi così: “Oggi bisogna seguire l’epidemia non valutando i positivi, ma il numero degli ospedalizzati e dei ricoverati in terapia intensiva. Lo studio dimostra che l’indice Rt non è adeguato. L’ha riconosciuto anche l’Istituto superiore di Sanità, però ormai i nostri politici si sono adeguati. Anche se l’ha scelto la Merkel, l’ha ripetuto Zaia: qual è il vero parametro che mi spiega l’impatto di una qualunque malattia in questo caso? Oggi abbiamo delle incertezze tecniche sul numero dei positivi, perché una persona può risultare positiva ma non infettante. Se quella persona non veicola alcuna carica virale attiva, non è un pericolo per nessuno. Quindi se diciamo “oggi abbiamo 10 mila positivi” ma il virus lo trasmettono in realtà solo in mille, stiamo distorcendo la realtà. E qui si sta giocando sull’equivoco e serve solo a fare terrorismo per giustificare misure repressive e inefficaci”. Stesso discorso Bizzarri lo applica ai lockdown, per i quali “non c’è nessuna dimostrazione scientifica che funzionino. La Svezia, senza ordinare confinamenti, ha avuto 295 morti per milioni di abitanti contro i 586 dell’Italia. La metà delle nostre vittime. Stoccolma ha approntato una strategia intelligente. Al di là della distorsione dei media, parlano i dati”.

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