Picchiare un poliziotto non è più un reato? Viene quasi voglia di girarsi dall’altra parte e restare lì ad assistere al Far West che qualcuno vuole a tutti i costi. Evidentemente è tutto studiato affinché accada.
Il nostro lavoro non ha più alcun senso. Sembra che siamo diventati liberi professionisti in mano a magistrati che applicano le regole in maniera non paritaria: tu mi dai uno schiaffo durante una manifestazione e io mi difendo con le armi in dotazione? Tu vai a casa libero e io finisco in tribunale.
L’attivista che ha rotto il bacino ad un poliziotto lo scorso 5 ottobre a Roma è ai domiciliari, praticamente come il collega che con quella grave frattura è fermo a letto spendendo soldi in medicine e terapie. È forse giustizia, questa? E se fosse stato il poliziotto a rompere il bacino ad un qualsiasi attivista solo per difendersi, cosa sarebbe accaduto? Quanto vale la nostra vita per questi magistrati? Ma davvero aveva ragione Palamara?
Non siamo più in democrazia, questa si chiama anarchia. Ognuno fa quello che vuole, chiunque uccide, chiunque ruba, chiunque picchia perché gli è concesso.
Sembra quasi che dobbiamo avere più paura della magistratura che dei delinquenti. Possiamo anche fare i salti mortali e rischiare la vita, la nostra ovviamente, per salvare gli altri, ma poi alla fine una qualsiasi sentenza annienta tutti gli sforzi fatti per dovere di servizio e per aiutare vite umane dai soprusi dei cattivi. Tutto inutile. Noi siamo sullo stesso piano di un delinquente qualsiasi, piano piano si stanno azzerando le qualifiche di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza.
Se noi sbagliamo qualcosa arriva inesorabile la condanna oppure, anche se non commettiamo errori, arriva comunque fulmineo l’avviso di garanzia. Dall’altra parte invece ci insultano e ci picchiano con la spocchia dei fighetti sapendo che tanto ogni sopruso gli verrà abbonato.
L’Italia è diventato il Paese più insicuro d’Europa ma la politica continua a dire di no, soprattutto la politica della solita area, quella che vorrebbe legalizzata la droga e che non vuole regole, che ancora tutela chi si mette alla guida ubriaco e drogato. Sempre loro contro la polizia. Sempre loro contro la brava gente che si spacca la schiena per arrivare a metà mese, quella brava gente che vuole stare tranquilla ma già sa di dover subire soprusi.
Quando sento dire da questo avvocato che non si è configurata la resistenza a pubblico ufficiale perché l’agente di polizia non stava compiendo alcun atto del suo ufficio, mi chiedo allora come mai quando un poliziotto scrive una frase sui social viene crocifisso perché poliziotto. Eppure lì non sta compiendo un atto del suo ufficio, no?
Cosa sarebbe accaduto se il poliziotto avesse dato uno schiaffo a quella persona ubriaca, certamente solo per difendersi o per interrompere un’azione criminosa? Avremmo parlato di tortura! Avremmo parlato di abuso! Sembra quasi una giustizia al contrario quella che si sta palesando in Italia. Se poi non stava compiendo alcun atto del suo ufficio, pur essendo in divisa ed in servizio, perché allora avrebbe proceduto con l’arresto? E il verbale d’arresto non è un atto del suo ufficio? Quante incongruenze, quante incoerenze nel nostro Paese.
Quanta ingiustizia!
A rimetterci, alla fine, è solo la brava gente. Perché noi uno schiaffo ce lo teniamo pure, ma chi commette reato continuerà a commetterne sempre di più a discapito di chi, per rispettare le regole, dovrà per forza soccombere.
In Italia abbiamo a piede libero gente che picchia i poliziotti. Oddio, effettivamente, ci sono fior fior di terroristi, mafiosi, assassini e stupratori liberi….
Andrea Cecchini (Segretario Italia Celere), 14 dicembre 2024
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