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“Lo so io a cosa mi riferisco”. Dura lite Meloni-giornalisti in diretta

Lo scontro tra il premier e i giornalisti per la conclusione della conferenza stampa: “In passato voi meno assertivi”

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Ricordate gli applausi dei cronisti parlamentari all’ingresso di Mario Draghi in conferenza stampa, come nemmeno nei peggiori regimi? Ecco. I giornalisti che ieri non osavano disturbare il presidente del Consiglio, oggi si lamentano con Giorgia Meloni perché l’introduzione ai decreti sarebbe “troppo lunga” togliendo così lo spazio alle domande.

Una critica che è stata mossa in conferenza stampa per la presentazione della manovra finanziaria e a cui il premier Meloni ha risposto molto duramente.

Tutto nasce dal fatto che, a fine conferenza, il presidente del Consiglio era atteso da Confartigianato per un appuntamento già programmato. “Non è colpa mia”, prova a dire Meloni ai cronisti che si lamentano. “Dobbiamo tagliare l’introduzione? Guardi, fermo restando che non mi pare che non siamo disponibili. Mi ricordo che in altre situazioni siete stati molto meno assertivi”. Poi la scontro si fa ancora più duro. “Lei dice ‘tagliamo l’introduzione’, ma è una legge di bilancio – dice infastidita la Meloni – Non penso che lei si aspetti che la presentiamo in quattro minuti: io sono una persona seria e le cose le voglio spiegare bene. Siamo qui a rispondere da 15 minuti che vi devo dire: spiegherò alla Confartigianato che altrimenti avreste scritto che non rispondiamo alle domande. Lo so io a cosa mi riferisco…”. Il riferimento, ipotizziamo noi, può essere sia ai ritardi di Giuseppe Conte nei periodi dell’emergenza Covid sia agli applausi a Draghi durante le conferenze stampa dell’ultima legislatura.

Intanto, presentando la manovra, la Meloni ha difeso le scelte fatte dal governo in legge finanziaria. I fondi erano pochi: 35 miliardi, di cui 21 dedicati al caro bollette. Ma Meloni ha voluto dare alcuni segnali “politici”: l’estensione della flat tax, l’aiuto alle fasce più deboli della popolazione, incentivi alle famiglie con i figli e addio progressivo al reddito di cittadinanza.

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