Politica

Lo spione misterioso, i conti violati, Striano: può essere tutto un caso?

A Bari si indaga per accesso abusivo a sistema informatico. Bucati i conti bancari di Meloni, La Russa e diversi ministri. Si cerca il mandante

Arianna e Giorgia meloni Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI e © LagartoFilm tramite Canva.com

In politica e nella vita, a differenza che nella matematica, difficilmente due più due finisce col fare quattro. Dunque è complicato, ma non impossibile, collegare due battiti di farfalla a chilometri di distanza e pensare che bastino per creare un uragano. Cioè un grande complotto. Tuttavia, questo Paese – come ha fatto notare Luciano Violante a Quarta Repubblica – ha già conosciuto nel suo recente passato qualcosa di simile e gli scandali di oggi “ricordano dinamiche e schemi della P2 di Licio Gelli”. Possibile, dunque, che dopo il caso di Pasquale Striano, dopo gli accessi abusivi al sistema delle Sos, dopo il “verminaio” alla Direzione Nazionale Antimafia, il caso del bancario spione della filiale barese sia tutto solo un caso? Possibile si tratti banalmente di un “maniaco del controllo” che ha spulciato nei conti correnti di Giorgia Meloni, della sorella Arianna, di Andrea Giambruno e di altri ministri, tra cui Crosetto e Santanché, solo per il gusto di farlo e “senza divulgare informazioni a terzi”?

Il premier non ci crede. E comincia a unire i puntini di questo “dossieraggio quotidiano” che parte da molto lontano, coinvolge pezzi dello Stato ma anche semplici “impiegati modello”, e si interseca con i giornali. Sul caso dell’inchiesta di Bari che riguarda un ex dipendente di Intesa Sanpaolo (prontamente licenziato) i contorni sono ancora sfumati. Si sa per certo, l’ha scritto ieri il Domani dando notizia dell’indagine, che Vincenzo Coviello, 52 anni, originario di Bitonto, ha effettuato 7mila accessi illegittimi a svariati conti correnti di politici, ministri, giudici e vip in 26 mesi di operazioni sospette. Nel suo calderone ci sono tutti: Ignazio La Russa, Raffaele Fitto, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo (proprio colui che ha silurato Striano), Zaia, Emiliano, Di Battista, Di Maio, Renzi e diversi ufficiali dell’Arma e della Guardia di Finanza. Ma anche Totti, al Bano, Luisa Ranieri, Domenico Arcuri, Giuliano Amato, Paola Egonu, Calenda, Bonolis, D’Alema e tutta la famiglia Berlusconi. Il caso più inquietante, forse: l’ex capo della scorta della premier, oggi agente dei Servizi segreti interni.

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“Le domande legittime sono molte – si chiede Crosetto -: quanti dossier hanno costruito in questi anni? Quanti sono quelli che non conosciamo ancora? E poi: perché, su richiesta di chi, con che finalità?”. Coviello ha subito un processo interno alla banca lo scorso agosto, è stato sanzionato e infine licenziato. “Il comportamento del dipendente non in linea con le procedure interne e la normativa di settore – spiega la banca – è emerso nel corso delle ordinarie attività di controllo”. Di fronte ai superiori si era difeso sostenendo di essere un “maniaco del controllo”, forse un po’ curioso per chi lo conosce e anche “pettegolo”. Ma comunque non uno 007. Piccolo problema: pur ammettendo l’inizio delle operazioni a febbraio 2022, aveva assicurato di aver smesso di effettuare accessi illeciti ad ottobre del 2023, ma in realtà dai database risultano attività fino ad aprile del 2024. Davvero non ha “scaricato alcun documento”, come sostiene?

Ci penserà la procura di Bari a fare chiarezza: il fascicolo è stato aperto a luglio dopo la denuncia di un imprenditore venuto a conoscenza degli accessi esterni al suo conto. Ieri i carabinieri, dopo la pubblicazione della notizia sul Domani, sono andati a casa dell’indagato a prelevare computer, carte e chiavette (perché non farlo prima?). Coviello, che ora fa il commercialista in uno studio privato, è indagato per “accesso abusivo a sistema informatico” e per “accesso indebito ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica”. Cercava schede clienti, estratti conto e movimentazioni delle carte di credito. Le sue operazioni sollevano numerose domande anche sulla sicurezza dei vertici dello Stato: avere sotto mano i dati bancari, e soprattutto quelli dei pagamenti elettronici, permette infatti di risalire agli spostamenti del Presidente del Senato, del Presidente del Consiglio e di quasi tutti i deputati e senatori della Repubblica, visto che Intesa fornisce il servizio alle due Camere. “Credo che dietro queste vicende ci sia un problema di etica da non sottovalutare – dice La Russa – È strano che al centro di questi dossieraggi ci sia sempre il centrodestra, no?”.

Secondo i pm che indagano, Roberto Rossi e l’aggiunto Giuseppe Maralfa, le operazioni di Coviello sarebbero state fatte “verosimilmente in concerto con persona da identificare: un mandante degli accessi abusivi al sistema informatico di Intesa”. Chi?

Franco Lodige, 11 ottobre 2024

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