Fermi tutti. La riforma della giustizia varata dal Consiglio dei ministri e presentata dal ministro Carlo Nordio ha un estimatore inatteso, il Re dei magistrati che hanno dato la “caccia” ai politici ai tempi di Tangentopoli. Antonio Di Pietro, intervistato dal Corriere, promuove la separazione della carriere e le retate a strascico in cui i magistrati cercano di catturare qualche pesce nella rete che gettano nel mare salvo rovinare la vita a tutti gli innocenti che vi restano impigliati. “Criticare i provvedimenti utilizzando sempre Berlusconi o Craxi, pro o contro – dice l’ex magistrato – mi sembra antistorico e anche un po’ auto-assolutorio. Si può andare avanti guardando in faccia la realtà di oggi o dobbiamo ancora far finta che il tempo si sia fermato?”.
Di Pietro denuncia “l’ipocrisia di chi critica” la riforma della magistratura. E il motivo è semplice: “Una volta imboccata la strada del sistema accusatorio con il nuovo codice di procedura penale non c’è dubbio che debba esserci un giudice terzo che non ha nulla a che spartire né con il pm né con i difensori. È previsto dell’articolo 111 della Costituzione e bisogna rispettarlo senza lagnarsi in continuazione”. Secondo l’ex pm, ma pure secondo Nordio, la separazione di pm e giudice è una questione di “principio” per cui “accusa e difesa debbano confrontarsi alla pari con gli stessi strumenti a disposizione di fronte a un giudice terzo. E ciò deve non solo essere ma apparire così”.
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A chi sostiene, anche qui con tanta ipocrisia, che per legge il pm dovrebbe trovare anche prove a favore dell’indagato, Di Pietro ricorda che una cosa è quanto sta scritto sulla carta e un’altra è ciò che accade nella realtà. “Così dovrebbe essere ma spesso non è così – spiega – Ed è ipocrita non volerlo ammettere. Le indagini, per definizione, si fanno per trovare i colpevoli perché c’è stato un reato. Piaccia o non piaccia (e a me non piace), spesso invece assistiamo a indagini a strascico su questo o quel personaggio per cercare qualcosa di cui incolparlo mentre si dovrebbe procedere solo dopo che si ha la certezza che un reato è stato commesso”.
Di Pietro poi boccia i colleghi che mettono in campo “retate con decine se non centinaia di inquisiti e alla fine rimangono nella rete solo pochi pesci e gli altri, accusati ingiustamente, intanto sono morti asfissiati civilmente”; promuove l’Alta corte disciplinare per giudicare i magistrati, definita “il minimo sindacale”; e benedice il sorteggio per i membri del Csm, perché “meglio il sorteggio che il voto di scambio”. “Cosa avveniva al Csm ce l’ha spiegato l’ex presidente Anm Palamara – insiste l’ex pm – Semplicemente perché lui è stato intercettato. Ma chissà quanti altra Palamara ci sono stati che si scambiavano nomine: alla tua corrente va il posto di procuratore capo in quella città e all’altra corrente va quello di presidente del Tribunale nell’altra. L’idea stessa che vi siano delle “correnti” nella magistratura fa a cazzotti con l’immagine di terzietà e indipendenza che la Costituzione ha assegnato ai magistrati”.
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