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Lo Stato confessa: “Tra le vittime Covid anche chi non è morto per quello”

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Ma non è che abbiamo contato male i morti per il Covid? La domanda sorge spontanea dopo aver letto quanto scritto dall’Avvocatura dello Stato in un documento ufficiale. Perché pensavamo di aver risolto l’annosa questione del “è morto con il virus o per il virus?”, e invece ci troviamo di nuovo di fronte ad un colpo di scena incredibile. Sentite qui: secondo gli avvocati dello Stato, i numeri sui decessi da coronavirus in Italia sarebbero da prendere con le pinze perché “i dati classificano tra i soggetti deceduti tutti coloro i quali avevano il virus al momento del decesso e non – come avvenuto da altri Paesi (…) – soltanto coloro i quali sono deceduti a causa del virus stesso”.

È chiaro? In sostanza l’Avvocatura sta dicendo che nel conteggio dei morti per Covid, il Belpaese infila nel calderone tutti i positivi e non solo chi effettivamente è andato all’altro mondo per colpa del virus. Muori per un ictus e sei positivo? Stando a quanto si legge, finiresti nel bollettino giornaliero della protezione civile.

L’incredibile rilevazione è stata scovata dal Giornale.it nell’atto difensivo consegnato dai legali statali al Tribunale Civile di Roma. L’occasione è la causa da 100 milioni di euro che 500 familiari delle vittime del Covid della Bergamasca hanno intentato nei confronti del governo Conte II, di Regione Lombardia e, soprattutto, del ministero della Salute. Si tratta dunque di un documento ufficiale, che dovrà valutare un giudice. Insomma: roba seria. Il fatto è che se davvero l’Italia classificasse tra i deceduti “tutti quelli che avevano il virus al momento del decesso” e non solo chi è “deceduto a causa” del Covid, non solo si darebbe adito a complottismi vari. Ma soprattutto si falserebbero del tutto i famosi algoritmi dell’Iss che regolano le nostre vite da mesi a questa parte. Anche perché l’Istituto lo scorso agosto aveva redatto un rapporto in cui spiegava per filo e per segno che per finire nel bollettino dei decessi Covid era necessario che il virus fosse “parte in causa” della dipartita. Dunque non resta che porre un ultimo quesito: chi ha ragione? Gli avvocati dello Stato oppure l’Iss? Il mistero si infittisce.