Rassegna Stampa del Cameo

Lo “Stradario” è erotismo cartaceo

Rassegna Stampa del Cameo

Sto accarezzando la copertina del libro Stradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie, 684 pagine, 19,80 €) di Daniela Ranieri. Con Daniela mai ci siamo visti o parlati, da alcuni anni ci scriviamo rari messaggini su Twitter. In uno mi anticipò che stava lavorando a questo libro, avrebbe parlato anche di profumi. (Avevo scoperto, via internet, che entrambi amiamo l’essenza di caprifoglio. Uno dei miei personaggi, Il Signor Ceo è il solo regalo che faceva all’unico amore della sua vita, Maria).

Lo Stradario è entrato nella mia vita con una certa sfrontatezza, il suo giunonico erotismo cartaceo mi ha preso all’amo. La seconda di copertina sintetizza il romanzo, la quarta è eccessiva, troppe parole, ci avrei messo solo la frase “Ricominciava la giostra sfiancante dell’innamoramento …”. Spiazzante la dedica, meraviglioso il lampo sul papà. Raffinato l’incipit: “Sono nata in mezzo al Tevere, sulla barca-vongola di pietra tra le due anse che abbracciano l’Isola Tiberina: la testa rivolta a ovest, verso il tramonto quasi invernale di Fiumicino; i piedi puntati verso l’Adriatico, sulla direttiva dell’autostrada Roma-L’Aquila.

Che fare del libro? Tre opzioni.

1. Ho subito escluso la terza opzione (quella maggioritaria dei lettori): tenerlo sul comodino, leggiucchiarne per qualche sera alcune pagine, aspettare che il primo velo di cipria si trasformi in polvere, metterlo in uno scaffale, i miei ormai sembrano un container per merci sfuse. No, questo è un oggetto serio, merita di vivermi accanto, impilato in terra, sotto il tavolino del salotto borghese.

2. Ho escluso anche la seconda opzione: leggerlo in una settimana, visto che sono 684 pagine. Avrei seguito il ritmo che il pellegrino si impone lungo il Cammino di Santiago de Compostela. Lo meriterebbe, ma la mia priorità, in questo momento, è finire il romanzo autobiografico sull’editoria che sto scrivendo.

3. Resta la prima opzione, avventurosa: leggerlo a settembre, con calma, come merita, e recensirlo ora. Lo farò, come d’uso nel mondo di certa editoria, senza leggerlo, spiluccandolo. C’è chi segue il metodo Herbert M. McLuhan (concentrarsi sulla sola pagina 69) chi quello di Ford Madox Ford (no, vale la pagina 99).

Prudente, farò un mix. Ho aggiunto alle pagine 69 e 99, a caso la 192 e la 624. Mi hanno catturato: ho letto i due capitoli d’un fiato. Mi sono innamorato di Stradario: lo leggerò tutto, centellinandolo come un rhum agricolo alimentato da infinitesime schegge di una cialda di Gobino 80%. Si capisce che è un libro tosto, emette sentenze su di noi e sul nostro stile di vita e l’autrice non teme di spogliarsi. Spogliarsi per fare sesso è banale, ben altro spogliarsi per tentare di fare letteratura.

Prendiamo questa: “Emanava erotismo”. Con due parole ha demolito l’amante scrittore, e scoperto che i suoi “quanti di erotia” erano finti. Quando dalla teoria doveva passare all’execution era incerto, goffo, finto appunto, ma lui non se ne rendeva neppure conto (amico, quando a letto sei imbranato, lascia perdere la competizione erotica, rifugiati nella dolcezza, paga sempre, soprattutto nel sesso). Comunque, con uno così non ci si va a letto, “al massimo a mangiare una pizza a San Lorenzo, parlando di cose facili”. “Cose facili”: una sentenza definitiva in due parole e un sorriso. Meraviglioso.

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