Negli ultimi anni, il tema della sostenibilità e la transizione verso fonti energetiche rinnovabili si è imposto con forza all’attenzione del dibattito pubblico e politico. Green. Green. E ancora green. Ci hanno fatto una testa così. Tuttavia, vi sono settori che, per le loro caratteristiche intrinseche, emettono molti gas serra eppure neanche i profeti del disastro climatico osano privarsi di un bel volo privato per andare alle conferenze internazionali sull’ambiente. Ipocrisia massima.
Un recente studio svolto da ricercatori della Linnaeus University in Svezia, pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment e rilanciato da Repubblica, ha evidenziato come, negli ultimi cinque anni (dal 2019 al 2023), il settore dell’aviazione privata abbia visto un incremento del 46% nelle sue emissioni di gas serra. In particolare, nel solo 2023, l’apporto di questo settore alle emissioni globali ha raggiunto quasi sedici milioni di tonnellate di CO2. L’analisi ha rivelato che momenti di particolare intensità emissiva si verificano in occasione di eventi di rilevanza internazionale, quali i campionati mondiali di calcio, ma soprattutto – e qui viene da ridere – la Conferenza sui Cambiamenti Climatici COP28 a Dubai.
Cioè: predichi verde e ci vai col jet privato?
Secondo Milan Klöwer, dell’University of Oxford, l’aviazione privata, pur rappresentando solo una frazione minima del trasporto aereo globale, contribuirebbe in modo sproporzionato al riscaldamento del pianeta. Una situazione che, secondo Stefan Gössling, coautore dello studio, si traduce in una evidente ingiustizia: l’impronta carbonica di un’ora di volo in jet privato supera quella che una persona media produce in un anno. Opinioni opinabili, scusate il gioco di parole. In fondo la quota di gas prodotta dai voli privati è infinitesimale rispetto a quella degli aerei di linea, delle industrie, del traffico globale. Ma in fondo non è tanto questo il punto. Perché se un privato cittadino decide di andare in vacanza con volo privato, beato lui: libero di farlo. Ma se ad utilizzarlo sono i profeti della catastrofe climatica, che dovrebbero lottare per ridurre l’inquinamento, allora il tutto si trasforma in una pagliacciata.
Lo studio ha documentato un incremento del 28,4% nel numero di jet privati nel periodo 2019-2023, voli che nel 2023 ammontavano a circa 26.000 unità. Nonostante le emissioni per chilometro di volo siano diminuite, grazie all’introduzione di motori più efficienti, molti di questi voli si attestano su distanze inferiori ai 500 chilometri, percorribili con mezzi più sostenibili come auto o treni. E chi ne fa ampio uso? Ovviamente chi ha grosse disponibilità economiche e che spesso presta il proprio volto alle battaglie climatiche.
Qualcosa come 595 voli registrati dallo studio si sono diretti al World Economic Forum di Davos del 2023, lo stesso forum che redige un Global Risks Report e che quell’anno dibatteva di come trasformare “la crisi odierna” in una “opportunità per costruire un’economia verde”. “Cosa sta facendo il WEF per com battere il cambiamento climatico?”, si legge sul loro sito. Risposta: “È essenziale che le aziende, i decisori politici e la società civile promuovano azioni globali sul clima a breve e lungo termine, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”. Intanto però vai da champagne sul jet privato.
Altra chicca? Altri 291 voli privati hanno volato verso Dubai per portare i conferenzieri alla kermesse in cui si discuteva di i cambiamenti climatici: la Cop28. Per spiegarci come ridurre l’inquinamento, come virare sulle auto elettriche e l’eolico, hanno rilasciato qualcosa come quattromila tonnellate di C02 in atmosfera. Predicano bene, razzolano male.
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).