Politiche green

Lo studio rivela: “L’Ue non ha i soldi per le ambizioni green”

Pisani-Ferry, consigliere del governo francese, mostra come l’impatto economico della transizione verde non sia sostenibile

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L’Unione europea non dispone dei mezzi economici necessari a soddisfare le proprie ambizioni climatiche. Parola di Jean Pisani-Ferry, alto consigliere del governo francese e presidente del think tank I4CE che recentemente ha condotto un approfondito studio sull’impatto economico delle azioni previste dal Green Deal europeo. Lo scorso mese di maggio, infatti, Pisani-Ferry e Selma Mahfouz hanno pubblicato un dossier nel quale per la prima volta si valutano i costi per la Francia legati agli impegni presi in materia climatica.

Secondo lo studio in questione, i costi concreti da sostenere per raggiungere la neutralità dal carbonio ammonterebbero a 66 miliardi di euro annui da qui al 2030, pari a circa il 2% del Pil, calcolo questo effettuato sulla Francia, ma valido anche per gli altri paesi europei. Spese senz’altro ingenti, che secondo l’economista francese andrebbero ripartite con le autorità pubbliche, che dovrebbero farsi carico del 50% del totale degli investimenti previsti, in quanto le famiglie più vulnerabili e le piccole o medie imprese non sarebbero in grado di autofinanziarsi.

La ricetta di Pisani-Ferry per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi dell’Ue in materia climatica, prevederebbe, dunque, un maggior coinvolgimento di risorse pubbliche, dato che, fino ad ora, il rapporto tra investimenti pubblici e privati è sempre stato 30%-70%. Nel suo dossier l’alto consigliere francese sottolinea altresì come l’Ue non possa permettersi di essere campionessa di sostenibilità climatica e al contempo di rigore finanziario. L’economista suggerisce pertanto un adeguamento delle stringenti regole in materia di indebitamento pubblico imposte dall’Ue ai paesi membri, con la possibilità che l’Unione possa far ricorso a risorse proprie e iniziare a pensare alla creazione di un “debito europeo”.

Ciò che Pisani-Ferry auspica è dunque un grande salto verso il federalismo, dal momento in cui, impegnandosi in un obiettivo comune a livello europeo come quello sul clima, gli stati membri si impegnano di fatto a perorare una causa federalista. L’economista riferisce infine che il suo studio è stato ben accolto a Bruxelles, ma aggiunge altresì di essere alquanto stupito da non riuscire a spiegarsi come sia possibile che il suo rimanga l’unico dossier realizzato sul tema, e di come nessun altro paese membro, ne le stesse istituzioni europee, abbiamo mai effettuato una simile analisi sui costi della transizione climatica.

“Ho la sensazione che l’Ue si sia posta degli obiettivi troppo ambiziosi, senza neppure chiedersi quali sarebbero state le relative ripercussioni economiche. Evidentemente esiste una netta spaccatura tra gli obiettivi previsti dal patto verde e il suo finanziamento”, conclude preoccupato Pisani-Ferry.

Salvatore Di Bartolo, 25 luglio 2023