Sarà anche un altro momento, ma loro sono i paragnosti di sempre. È incredibile il voltafaccia degli ologrammi di sinistra oggi in sfilata al Sabato Europeista del compagno amaca, Michele Serra: non ce l’hanno una dignità, una coscienza? No, sono ologrammi, voltafaccia senza faccia abituati a mentire e a mentirsi. Quel Jovanotti che vent’anni fa coi compari Ligabue e Pelù mandava quella patetica canzoncina contro le armi, “Il mio nome è mai più” e oggi marcia sbilenco per il riarmo della Baronessa Spingarda che deve inventarsi sempre qualche affare colossale.
Per tacere del compagno appenninico Guccini, mai capito perché definito “maestrone”, uno che ha sul groppone più lagne pacifiste che bottiglioni: eccolo pronto anche lui, coi suoi 85 anni a dare l’oro dell’ipocrisia alla patria. I preti sociali, socialisti a capo degli imperi della solidarietà, i Sant’Egidio, i Libera di don Ciotti, in militanza governativa, rispettivamente per il Pd e il partito di Ilaler Salis, mille marce e marcette arcobaleno coi frati di Assisi, e che ci fanno adesso a sfilare per i cannoncini? Ma tutti così, giornalisti da ottovolante rossa, imbrattacarte in carriera, musici, guitti e cialtroni assortiti, c’è perfino la Coop, quella dei supermercati, schierati a falange “contro l’oscurantismo politico e civile”, parole avariate in sconto promozionale.
Se un merito ce l’ha, l’adunata escogitata dal rentier Serra, è di avere certificato con geometrica potenza la faccia di tolla di tutti questi personaggi che si sbracciano, ci sono anch’io, ci sono anch’io, sì ma io ci sono di più, in bagarre per non restare fuori, per guadagnarsi le immancabili benemerenze, per spuntare una intervista in più, un’ospitata in più dal ciambellano Fazio, per contarsi per subito scannarsi, per fare la pelle, finalmente, a quella ragazzetta vacua e viziata che si fa chiamare Elly, per gli equilibri interni, per le solite rese dei conti da Politburo cui i post comunisti, in corredo griffato ma sempre comunisti nell’anima, non sanno rinunciare. Il trionfo dell’ambizione cinica sulla pelle di quella pace finta per la quale da sempre rompono i coglioni.
Falsi ieri come oggi, oggi come ieri. A questi della pace non è mai importato un fico secco al netto della pace del loro ego, pasciuto a bonifici. Perché dietro ogni posizione pacifondaia, ma soprattutto pacifondista, sta un calcolo, volgare, preciso, spietato; la pace di questi Bel Ami ritinti di rosso è come la pelle dei coglioni, va dove la tiri e oggi seppelliscono (per riesumarli domani) decenni di militanza paracula, la pace per l’invasore prediletto, la guerra per quello esecrato che di solito coincide con l’America. Erano pacifisti per il Vietnam armato e spartito fra Cina e Russia dove le purghe dell’esercito sulla popolazione civile si rivelavano spietate, erano non belligeranti in tutto quello che succedeva da comunismo su comunismo, poi furono un po’ interventisti nei Balcani, ma a baffino sollevato, poi tornarono indifferenti nei mille conflitti che non li sfioravano, oggi si accorgono che Putin sta sul punto di invadere il Trentino Alto Adige e non transigono, glielo chiede l’Europa dei vaccini e dei droni, delle auto elettriche e dei carrarmati arcobaleno, ma non per la pace.
Io poi sono sospettoso e carogna per natura e adesso mi spiego meglio la strampalata ospitata del Jovanotti traballante un mese fa a Sanremo: doveva lanciare un disco, un tour? Forse, ma, più probabilmente, c’era già nell’aria la trovatina che il compagno amaca è parso tirar fuori dal cilindro all’improvviso e invece queste son cose che si preparano per tempo, con la dovuta calma, se ci fate caso non si parla più dell’adunata di Serra ma “promossa da Repubblica”, che almeno ci tira su un po’ di battage visto che i lettori vanno a sprofondo rosso.
Ma sì, dietro il vecchio Jovanotti magari c’era già il folgorante annuncio del federale Serra, c’erano già i venti di guerra pacifica, guerra giusta per gli affari tedeschi, per la corruzione endemica della Ue, per farlo una buona volta questo benedetto esercito di mestiere con le stellette continentali in grado di venire a prendere i renitenti, all’auto elettrica come al vaccino, all’aborto di sistema come al cambio di sesso. Perché non prendiamoci in giro, oggi si sfila per il totalitarismo che la Baronessa Spingarda e gli altri sognano, che hanno abbozzato con la psicopandemia, ma che adesso vogliono completare e non lo nascondono. Sono milizie dedite al controllo repressivo interno, altrimenti inutili, che ovviamente pagherà la plebe per farsi opprimere meglio: per tutto il resto, ci sono gli affari bellici che sono un sempreverde, ormai neppure la Chiesa si fa scrupolo a dissociarsi, il Bergoglio allergico alle armi sta là, recluso anche lui, in ospedale da dove non può parlare. Il clero della tratta migrante, che voleva salvare il pianeta e l’umanità, convertito anche lui ai fili spinati, agli eserciti di mestiere siccome non crede, o non vuole, la pace orchestrata da Trump, subìta da Putin.
Sono tempi così, tempi di altri momenti, ma la cialtronaggine dei compagni, laici o ecclesiastici, quella è eterna e immutabile, riscopre il bellicismo latino, si vis pacem para bellum, e non fa una piega dopo un intero dopoguerra di pacifismo acritico, onirico, strumentale. E sempre senza fare una piega, senza faccia, con la faccia di chi può permettersi la miseria del ridicolo, tanto loro hanno tutte le ragioni, misurate in amache, terreni, immobili, hanno imparato a vivere e, classisticamente, sprezzano tutto il resto. Oggi al Sabato Europeista di Serra-Repubblica tutti in ordine sparso ma con la sicumera di quelli del parabellum, del de bello palloso, sia nel senso della noia moralistica di sinistra, sia in quello delle bugie opportunistiche, che le rivolti come ti pare ma sempre balle restano.
Max Del Papa, 15 marzo 2025
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