“Ora basta. In democrazia devono contare i valori della scienza e il volere della maggioranza informata. Il governo evidentemente non ha la determinazione per fare la cosa giusta. È il momento di chiedere l’obbligo vaccinale progressivo e di uscire in fretta da questo incubo”. Questo lo stupefacente contenuto di un post pubblicato su Twitter alcuni giorni fa da Carlo Alberto Carnevale-Maffè, economista ed accademico liberale con un curriculum impressionante.
In primis, sul piano della concreta realizzazione del progetto vagheggiato dal nostro, il quale sembra trovarsi perfettamente in linea con il dogma sanitario vigente, da tempo si intravedono grossi e crescenti problemi. Su tutti l’inattesa impennata, con numeri assai più alti rispetto al 2020, dei ricoveri ospedalieri laddove si è puntato tutto sul binomio restrizioni/vaccinazioni di massa, escludendo l’immunità naturale per le persone in buona salute tra le opzioni possibili.
Ma il buon Carnevale-Maffé, malgrado la sua attitudine a guardare gli stessi numeri in economia, così come fa da molto tempo in una seguita trasmissione radiofonica condotta da Oscar Giannino, nei riguardi della pandemia pare aver perso la sua ben nota lucidità. Tant’è che lo scorso anno, in attesa dei vaccini, egli era tra i più forsennati sostenitori della fallimentare app Immuni, considerandola uno strumento efficace per ottenere la scomparsa definitiva del Sars-Cov-2.
Ma al di là di ciò, la visione espressa da Carnevale-Maffé nel suo tweet appare lontana anni luce da uno dei presupposti fondamentali di una evoluta democrazia liberale; ovvero il limite invalicabile imposto dalla Costituzione all’azione del governo. Limite che dovrebbe rappresentare (dico dovrebbe perché in Italia e altrove con la pandemia esso è stato ripetutamente violato con un tratto di penna) una tutela per i singoli e per le minoranze contro gli eventuali abusi delle maggioranze o di chi utilizzi quest’ultime come una clava.