D’altronde, di palloni colossali ce ne sono anche sul presente. Ad esempio, l’esponente di Leu si vanta del fatto che “abbiamo piegato la curva” dell’epidemia, ovviamente grazie ai gloriosi vaccini. E che l’obbligo vaccinale per gli over 50, visti i numeri dei ricoveri, soprattutto in terapia intensiva, tra chi rifiuta l’iniezione, è “una scelta coraggiosa”. Peccato che la curva epidemica italiana abbia avuto pressoché lo stesso andamento di tutti i Paesi, inclusi quelli con le misure meno rigide, e sia stata, con ogni probabilità, affatto indipendente dalle vaccinazioni (che non bloccano il contagio) e dalle folli restrizioni (ad esempio, il green pass, ormai necessario per fare qualsiasi cosa). Persino l’obbligo per gli ultracinquantenni è scattato a plateau già raggiunto – come pure la disposizione in virtù della quale questi cittadini, da martedì, dovranno esibire il certificato rafforzato sul lavoro.
D’altronde, Speranza è il principale officiante della religione del vaccino “sola salus”. Mister “paracetamolo e vigile attesa” si è ricordato solo tre giorni fa di aggiornare il protocollo sulle terapie, mentre l’Italia, che ha sempre snobbato i trattamenti precoci, continua a piangere oltre 300 morti al giorno: perché li contiamo male o perché non li curiamo bene? Fatto sta che la nuova circolare ministeriale citava “la sopravvenuta disponibilità di antivirali e monoclonali”. Che però esistono da un anno: ad esempio, da quando Aifa rifiutò la fornitura offerta gratuitamente, a scopi di sperimentazione, da Eli Lilly. Speranza ha atteso, ma non sappiamo se sia mai stato vigile.