Esteri

Lockdown, l’Austria si rimangia il modello austriaco

In Alta Austria e nel Salisburghese addio alle 2G: le limitazioni scattano anche per i vaccinati

Esteri

Retromarcia. La fine di un modello appena iniziato. Il monito a chi, in Italia e non solo, guardava a Vienna per replicare le restrizioni discriminatorie ai danni dei non vaccinati. L’Austria fa un passo indietro e dopo aver deciso il lockdown selettivo per i no vax, vietandogli di uscire se non per lavoro, compere indispensabili e sgranchirsi le gambe, ora nel Land Salisburgo e nell’Alta Austria le restrizioni verranno allargate a tutti. Vaccinati compresi.

Non che ci sia nulla da festeggiare, ovviamente. In questo caso non vale il detto “mal comune, mezzo gaudio”. Perché nell’ex Impero si contano 18mila casi al giorno, la percentuale di vaccinati sfiora il 68% e l’incidenza settimanale di infezioni si avvicina ai mille casi ogni 100mila abitanti, con quote di 1.672 nel Salisburghese e 1.557 nell’Alta Austria. Però la retromarcia immediata del “modello austriaco” dimostra che è assolutamente inutile accanirsi contro i no vax, sopratutto quando si ha a che fare con un virus che buca i vaccini e con sieri non efficaci al 100% nel frenare l’infezione. A Vienna quelli che sono stati “costretti” a immunizzarsi dalle nuove regole, come Marika Orrer, considerano la legge delle 2G un “apartheid”, “perché altrimenti non si può più fare nulla, sciare, cenare fuori”. Limitazioni impensabili fino a qualche anno fa e che peraltro sono risultate anche inefficienti.

“Non abbiamo più grandi margini di manovra”, ha detto il governatore dell’Alta Austria Thomas Stelzer. Il lockdown durerà “alcune settimane”. Repubblica si dice convinta che l’errore sia stato nell’introdurre “troppo tardi” le restrizioni delle 2G (guariti e vaccinati) che esclude dalla vita sociale i renitenti al siero anti-Covid, anche se non si capisce bene su quale base scientifica si basi l’affermazione. E soprattutto non è chiaro per quale motivo, come chiedono i governatori del Nord e alcuni ministri (leggi Franceschini), introdurre un green pass a due velocità dovrebbe “frenare l’infezione”. Il caso di Martina Colombari, ma non solo, dimostra che anche i vaccinati possono infettarsi. E che rischiano di trasmettere il virus, convinti – grazie al green pass – di essere intoccabili.