Politica

Bomboletta spray

L’odio anti-Meloni ha raggiunto la vetta

Sulla cima del Catinaccio d’Antermoia la scritta offensiva contro il premier. Livore preoccupante

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In questo strano, malmesso Paese, sta diventando davvero complicato distinguere la realtà dalla fiction. Tutto appare possibile. Polemiche sul nulla. Fascismi inventati. Un livore contro l’avversario politico così sedimentato che uno si fa una vacanza in montagna, si mette gli scarponi, sale in cima al Catinaccio d’Antermoia, fatica come un mulo per scalare le rocce e alla fine che fa? Si gode il panorama? No: estrae una bomboletta spray, l’opposto del green, ma sono dettagli, e verga sulla candida roccia la scritta “Meloni vaffanculo”. In inglese, perché fa più fico.

Giustamente l’Associazione Rifugi del Trentino ha condiviso lo scatto, ha fatto sapere che verrò ripulito tutto e subito e s’è lamentata di quanto scovato da Fabio Giongo, esperta guida alpina del luogo. Lo sdegno è condivisibile: ma come diavolo ti viene in mente di imbrattare la montagna dopo una ferrata? Sin qui, nulla di male. Però ci sono due dettagli da notare sia nel post social della guida alpina sia in quello dell’associazione trentina. Scrive Giongo che non gli interessa “del contenuto” della scritta, ma solo il fatto che il gesto non rispetti la montagna. Lo stesso, benché con altri termini, scrive l’Associazione Rifugi affermando che “la politica, il dissenso, la libertà di pensiero ed espressione” sarebbe “più opportuno che trovassero altri luoghi di sfogo”. Come, scusa?

È giusto indignarsi contro lo sfregio alla montagna, sia chiaro. Uno poteva scrivere pure “viva la Alpi” e sarebbe stato comunque da imbecilli. Ma qui il problema non è solo il “dove”, il “come”, ma anche il “cosa”. Non è che sia tanto “normale” che qualcuno mandi candidamente a quel paese il premier o l’avversario politico addirittura in cima ad una ferrata. Nasconde un livore verso Meloni quasi preoccupante. Di certo perverso.

E non è che questo “dissenso” sarebbe andato meglio “in altri luoghi”, tipo sul muro di una casa privata sul portone di Palazzo Chigi. Dovremmo comprendere che una cosa è la politica, un’altra l’insulto gratuito. Sarà pur vero che Roberto Saviano l’ha definita “bastarda” in tv ma non per questo ogni cosa alla fine diventa lecito. In questi anni la leader di FdI è stata definita una “scrofa”, una “rana dalla bocca larga”, una “bastarda”, è stata “appesa” a testa in giù e via dicendo. Non è un caso. Per questo il “murales” è orripilante nella forma, così come nel contenuto.

Franco Lodige, 29 agosto 2023