Vabbè, che poi forse la colpa è anche la nostra che continuiamo a stupirci così tanto. Ormai da un anno il gioco più diffuso su giornali, giornaloni e giornaletti è quello del tiro al bersaglio contro la Lombardia. Caos Rsa di qua, bufera tamponi di là, spreco dei soldi di sù, ospedali inutili di giù. Tutta roba trita e ritrita. Ma ormai lo sport è stato talmente interiorizzato da commentatori, giornalisti, star, influencer e intellettuali che non riescono neppure a distogliere un momento l’attenzione dal loro giochino per osservare la realtà senza paraocchi.
Perché ieri l’odiata Lombardia ha inoculato l’invidiabile cifra di 110mila dosi di vaccino, ovvero il 22% di tutte le dosi somministrate in Italia. Molte più del Lazio, che pure viene dipinto come Eden della lotta alla pandemia. E più di molte altre Regioni messe insieme. I “ritardi” raccontati nelle scorse settimane non ci sono più, la cura Bertolaso pare abbia funzionato, e nonostante qualche inciampo iniziale la regione locomotiva d’Italia è tornata a trainare il Paese.
Ora, sottolineare sviste, scivoloni e battute di arresto ha ovviamente una sua logica. Anzi: va fatto. E le autorità devono ammette gli errori (vedi caso Aria) quando capitano. Il vero problema emerge però quando si nascondono le notizie una volta che il Pirellone spiega le vele e corre veloce. Qui ci vuole un po’ di onestà intellettuale: vogliamo dirlo che ora Milano va meglio del Lazio di Zingaretti? Invece tutti zitti: a parte il Corriere, nessuno ha dato risalto alla notizia.