A seguito della drammatica vicenda della povera Giulia Cecchettin, che ha scosso nel profondo l’intera comunità nazionale, era quasi inevitabile che Elly Schlein, segretaria di un partito che fa del femminismo un evidente argomento strumentale ci mettesse il sinistro cappello. Questo il suo rinnovato appello all’indirizzo della premier Meloni: “Nei mesi scorsi e anche negli ultimi giorni, dopo le parole di Paola Cortellesi, mi sono rivolta alla presidente del Consiglio, e pure oggi dico: almeno sul contrasto a questa mattanza di donne e di ragazze, lasciamo da parte lo scontro politico e proviamo a far fare un passo avanti al Paese. Non basta la repressione se non si fa prevenzione – dice la segretaria del Partito democratico – Approviamo subito in Parlamento una legge che introduca l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole d’Italia.”
Quindi, secondo la leader del più grande partito di opposizione, attraverso l’insegnamento obbligatorio dell’educazione al rispetto e all’affettività si potrebbero evitare simili tragedie. Tragedie che, come a mio avviso nel caso di Giulia, si fondano su un substrato psichico assai fragile. Un substrato di grande insicurezza affettiva che, proprio per questo, spinge tali soggetti ad allacciare rapporti esclusivi basati su un controllo del partner sempre più asfissiante. La manipolazione e il tentativo di instaurare una stretta dipendenza rappresentano alcuni dei tratti caratteristici di queste vere e proprie gabbie affettive, se così le vogliamo definire. E nel momento in cui la persona oggetto delle proprie attenzioni ossessive tenta di emanciparsi da questa sorta di “amore” malato, la reazione di chi si sente defraudato di qualcosa che riteneva a ragione di possedere, ossia l’anima e il corpo della stessa persona, a volte, ahinoi, può raggiungere livelli di violenza estrema.
Pertanto, più che aggiungere un insegnamento scolastico che lascia veramente il tempo che trova, sono le potenziali vittime di simili rapporti oppressivi, familiari compresi, che dovrebbero cercare, per quel che possibile nella nostra società frenetica, di cogliere i primi segnali di una relazione malata. Segnali che, per la verità, la povera Giulia e i suoi cari forse avevano colto da tempo, ma da cui, fondamentalmente per motivi di umana compassione, non è scaturita una drastica chiusura nei riguardi dell’autore di questo atroce crimine. Chiusura che comunque, come accaduto in molti altri casi, non è detto che avrebbe scongiurato la tragedia.
D’altro canto, contrariamente a ciò che pensa la Schlein, il rispetto reciproco e il senso del proprio limite nei rapporti di coppia, più che strutturarsi da una astratta lezioncina scolastica, dovrebbe rappresentare il portato di una evoluzione sociale, quest’ultima sempre accompagnata dall’elemento deterrente della certezza della pena. Resta, inoltre, da aggiungere che non esiste un rimedio assoluto contro il male. Esso purtroppo, contrariamente al pensiero di chi propone mirabolanti ricette politiche per azzerare o quasi i cosiddetti femminicidi, non potrà mai essere espunto integralmente nel nostro mondo imperfetto.
Claudio Romiti, 19 novembre 2023