C’era una volta un maturo procuratore della Repubblica che elargiva perle di saggezza forense all’imberbe cronista: “Vedi Del Papa, il Diritto è come la pelle dei cogl***: va dove lo tiri”. Fu la lezione di legge e di vita più importante, valse più quella di 5 anni a Giurisprudenza; il cronista, ormai stagionato anche lui, non cessa di ricordarla ogni volta che può, per esempio scorrendo le chat di Palamara: i cogl*** in questo caso siamo noi cittadini, che del Diritto, della Giustizia nutrivamo residua fiducia.
Anche il lockdown è come il Diritto, e anche l’isolamento; il contagio invece è più come la Legge in sé, coi nemici si applica cogli amici si interpreta. Così, può accadere che, dopo la finale in cui il Ciuccio si lavora per bene la Zebra (e questa è cosa buona è giusta), per la Campania tutta tracimino in strada fiumane di genti, di plebi ebbre d’orgasmo con tanti pernacchi al distanziamento sociale, alle mascherine, alle ondate di ritorno.
Per carità, si può capire: lo sport, faceva dire Guareschi a don Camillo al cospetto del Cristo, è una faccenda tutta speciale, chi c’è dentro c’è dentro. Quello che si capisce meno è la doppia morale sportivo-sanitaria dei gendarmi della sicurezza, quelli che oddio arriva la seconda ondata, i virologi del malaugurio, i supermanager menagramo d’un menagramo, la compagnia della buonamorte giornalistica, i censori della Movida e tutto il resto del rompicoglionaio dalle Alpi ad Ancona: l’altra metà del paese è presente (nelle piazze) e giustificata.
Il governatore Vincenzo De Luca, per esempio: neanche una bazookata, dev’essergli rimasto il mortaio in gola. I giornalisti, come Mentana ma non solo, che fan professione di democristianismo: “Ha ragione, per carità: ma il calcio senza festeggiamenti è un gioco da playstation. Fossi stato tifoso del Napoli sarei sceso in strada anch’io”. Ovvia, ce l’aveva con Ranieri Guerra Mazzanti Vien Dal Mare, uno dei tanti Savonarola della Oms, organizzazione mondiale scassamaroni, quella che non ne imbrocca mezza manco per sbaglio e cambia idea dalla sera alla mattina quasi quanto la non-virologa Capua, forse per colpa della laboriosa traduzione delle veline dal mandarino cinese.
Ma il meglio del meglio, come spesso accade, vien dal sindaco da centro sociale De Magistris, non per niente ex magistrato: “Macché sciagurati, ha vinto il contagio della felicità”. E dopo il contagio della felicità, che ricorda il Chominciamento di gioia, tutto diventa possibile e si spalancano orizzonti di gloria. A patto di stare al meridiano ideologico giusto. I partenopei possono fiumare in strada, jammo jà, perché tengono il sole int’o core, sono allegri, scanzonati e fottono pure ‘o virus; i longobardi no, sono brutti, stronzi, grigi e pensano sempre a laurà, come li inchioda Michele Serra, grosso intellettuale; e che dire di Christian Raimo, maestro anche di stile, uno che, come indossa la cravatta lui, dà dei punti anche a Valentino, altra gran testa di compagno: ce la ricordiamo, sì, la sua squisita, raffinatissima ironia sulla “Milano da bare”? Ma non era l’unico, nei giorni in cui i lombardi cadevano come mosche quasi tutto il sud non nascondeva la soddisfazione, vivendo la strage come un’Ordalia verso quei razzisti e sfruttatori del Mezzogiorno. E quella resterà come una delle pagine più mortificanti, più avvilenti e più bugiarde della retorica sull’unità della nazione e sull’amor di patria.
Se c’è una cosa che il Covid ha dimostrato, anzi confermato, è che l’unità nazionale non esiste e la ricucitura tra nord e sud sta giusto nella Costituzione, nei pistolotti del Presidente di turno, nella retorica da lancio d’agenzia. La realtà essendo che anche un’epidemia ha contribuito a distanziare il paese, a disseppellire antiche diffidenze, a riesumare pregiudizi e campanilismi anche mediocri. E ad acuire la sensazione di una severità del potere che, passato un certo limite, si fa indulgenza, complicità. Non solo in senso geografico.
I mikranti sì, garantisce Bergoglio; le partite IVA no, sono sfigate e debbono morire. I Black Lives Matter sì, ora hanno anche l’inno nazionale, Fratelli d’Italia revisited, feat. Sergio Sylvestre, roba che i Sex Pistols con God Save The Queen erano più ortodossi; i commercianti e povericristi che si radunano in Duomo no, arriva la Digos e li multa uno per uno di persona personalmente. I centri sociali, gli anarcocasinisti, i professionisti dell’Anpi, gli antifà e i fancazzisti, i sentinelli e le sardine, i bombaroli e gli spacciatori, i villeggianti del 25 aprile e del primomaggio sì, per coscienza sociale; i destroidi con mascherina tricolore no, quelli sono sovranisti, sessisti, fascisti, fetidi, asintomatici, infettivi e pure evasori. I tifosi del Napule assolutamente, che problema c’è? Le mamme che pretendono di riabbracciare la prole dopo tre mesi via, via, delinquenti, criminali, specie se madri naturali, non surrogate, non succedanee.
Da una parte gli immuni per ideologia divina e senza app; dall’altra gl’impestati genetici, i contagiosi, scriteriati, leghisti, dopati di Movida, qualunquisti indifferenti al bene comune e all’altro mondo possibile, equo, solidale e ecocompatibile, che vanno “imbalsamati e insaccati in tanti profilattici” (Renato Zero). La fobia della pandemia è roba da populace, da zotici nordisti i quali, come dice l’ex magistrato, oggi scrittor piddino Caroglio, sudano, ergo puzzano. Mica da delicatissimi, purissimi, lievissimi ospiti delle conviviali di Villa Pamphilj, stuzzichini e intrallazzi en plen air. Poi, dovesse arrivare per davvero la seconda ondata (ma noi non ci crediamo), si troverà modo di trovare un capro espiatorio.
Preferibilmente all’ombra della Madunina, dove si agitano termitai di schiavisti che dedicano statue a colonialisti pedofili, senza fantasia, senza chominciamento di gioia. Se no, Gramsci che l’abbiamo tenuto a fare?
Max Del Papa, 19 giugno 2020