Le Ong scrivono una letterina a Giorgia Meloni. O meglio, lo fa Mediterranea Saving Humans, la organizzazione umanitaria italiana nata “nell’estate del 20018 dall’indignazione” di fronte “alla politica dei porti chiusi” di Matteo Salvini. Per intenderci, è l’Ong che gestisce la nave Mare Jonio, che sul suo sito usa la schwa di Murgiana memoria e che è stata fondata da Luca Casarini, fiero attivista dei centri sociali del Nord Est che “critica la globalizzazione neoliberista”.
La lettera arriva a margine di un fine settimana decisamente complicato nel Mediterraneo. Non solo perché in tre giorni sono sbarcati migliaia di immigrati. Non solo perché l’hotspot di Lampedusa è al collasso. Non solo perché le autorità italiane hanno bloccato in porto la Louise Michel, accusata di aver violato i regolamenti realizzando tre operazioni di salvataggio in fila invece di dirigersi verso Trapani come indicato loro. Ma anche perché la Guardia Costiera ha denunciato le “continue chiamate” da parte dei mezzi umanitari che hanno “sovraccaricato i sistemi di comunicazione” e di fatto intralciato le attività di salvataggio dei nostri guardiacosta.
Quella tra Ong e Guardia Costiera è una sfida che va avanti da qualche giorno. Soprattutto dopo le accuse nemmeno troppo velate di aver ritardato i soccorsi nel caso della strage di Cutro, così come quella di aver atteso l’intervento delle motovedette di Tripoli e Malta nel successivo naufragio al largo della Libia. I comandanti della Guardia Costiera hanno rilasciato interviste e smontato ogni accusa, ma resta il dito puntato. Da qui il duro j’accuse di ieri e l’odierna letterina di Mediterranea che sembra avere lo scopo di sedare un poco gli animi.
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La lettera a dire il vero è indirizzata al presidente Meloni, al Consiglio dei Ministri nella sua interezza e per copia conoscenza al presidente della Repubblica. “Dopo la strage di Cutro – si legge – ad oggi, più di 100 persone, uomini, donne e bambinɜ, hanno perso la vita in nuovi naufragi nel nostro mare. Al di là di qualsiasi considerazione, è una tragedia umanitaria che il nostro paese e l’Europa, non possono derubricare a ‘fatale conseguenza della situazione corrente’. Certo, tutto si può spiegare con analisi raffinate, anche se spesso diametralmente contrapposte, sul perché siamo giuntɜ a questo, e sul perché tante vite umane siano state perse. Ma quello dobbiamo invece fare è mettere al centro, qui ed ora, una grande e corale azione immediata, di istituzioni e società civile, di un’intero paese, per impedire innanzitutto che altre morti innocenti insanguinino la nostra storia e il nostro mare”.
Uso insensato della scwha a parte, l’Ong si cosparge il capo di “tutta l’umiltà possibile” per “un’appello che nasce dal profondo della nostra coscienza”: “Basta guerra alle Ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un’azione sinergica, davanti a questo imperativo – salvare! – che possa indurre l’Unione Europea ad uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di un’estate che si preannuncia terribile dal punto di vista dei rischi in mare”. L’Ong chiede di mettere da parte “posizioni politiche” e “nemicità” (cosa?) per prediligere i soccorsi. Ma anche di sospendere le sanzioni amministrative alle navi umanitarie. Di non delegare i salvataggi alla sedicente “guardia costiera libica”. A non considerare la Libia un “place of safety” visto che “ogni loro “soccorso”, quando accade, equivale in realtà a una cattura e a una deportazione in un luogo dove la violazione dei diritti umani è sistematica e terribile”.
“Sommessamente – conclude la missiva – vi ricordiamo che tuttɜ coloro che saranno riportatɜ indietro in questi paesi, se non vengono uccisɜ prima, tenteranno di nuovo, ingrassando le grandi mafie del traffico di esseri umani. Vi chiediamo dunque, come previsto per altro dal Piano SAR Nazionale, di coordinare una grande azione che coinvolga i mezzi militari e civili per affrontare come farebbe un grande paese questa strage annunciata e continua. Prima si salva, poi si discute”. Piccola postilla: questa “grande azione” di salvataggio la Guardia Costiera la sta già facendo. Nel fine settimana ha soccorso 3.300 persone usando 58 imbarcazioni, tra mezzi militari e civili. E questo nonostante le “continue chiamate dei mezzi aerei delle Ong” che sovraccaricano i sistemi di comunicazione.