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L’Ong ha violato la legge, ma a processo ci va Salvini

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[custom-related-posts title=”Related Posts” none_text=”None found” order_by=”title” order=”ASC”]Matteo Renzi può candidarsi a partecipare come ballerino ai vari talent show del palinsesto televisivo, avendo dimostrato di essere abile nelle piroette politiche con capriole balisticamente prodigiose. Così nel dibattito al Senato per autorizzare il processo a Matteo Salvini sulla Open Arms abbandona la linea garantista, enunciata quando si sentiva bersaglio della magistratura dopo la retata investigativa sulla fondazione Open, per reclutarsi nel plotone di esecuzione che vuole fucilare il leader del Carroccio con le munizioni del becero giustizialismo. Il senatore di Rignano sull’Arno sempre dalla tribuna del Senato nei mesi scorsi si era fatto promotore di un’arringa appassionata in difesa dell’autonomia della politica dalle ingerenze della magistratura, ma ieri, contraddicendo se stesso, ha ceduto alle pressioni di un’inchiesta opaca contribuendo ad avallare il processo contro l’ex ministro dell’Interno la cui colpa è aver difeso i confini nazionali e applicato una legge (decreto Sicurezza bis) di uno Stato sovrano.

Il tribunale dei ministri di Palermo ha chiesto il processo nei confronti di Matteo Salvini per “sequestro plurimo di persona aggravato” e “abuso di atti d’ufficio”, avendo impedito nell’agosto 2019 lo sbarco di oltre cento migranti ospitati dalla nave della Ong spagnola Open Arms. Il provvedimento interdittivo venne condiviso dall’allora ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e della Difesa Elisabetta Trenta, entrambi dei 5 stelle, dunque fu una decisione collegiale non riconducibile alla singola responsabilità. Il paradosso giuridico della vicenda Salvini-Open Arms è rappresentato dall’illegalità conclamata con cui ha agito l’Ong che poteva ospitare 19 migranti, ma ne aveva imbarcati 150, con il comandante del natante che il 18 agosto 2019 rifiutava, dopo averlo richiesto, il porto sicuro nelle isole Baleari indicato dalla Spagna e osteggiava il trasbordo dei migranti scortati dalla Guardia Costiera per il loro trasferimento nello Stato iberico.

Il comandante della nave ha violato la legge e negato la disponibilità a collaborare con le autorità spagnole ed italiane, mettendo in pericolo i migranti, ma il tribunale dei ministri ha ritenuto di dover processare Salvini, che ha operato nel perimetro della legalità autorizzando, peraltro, lo sbarco e l’assistenza sanitaria a chi ne aveva diritto (minori e malati). Pretendere che la legge, che vieta l’ingresso, il transito e la sosta nel mare territoriale italiano, venga rispettata è già in sé un preminente interesse pubblico da riconoscere all’azione dell’ex ministro Salvini. Mandarlo a processo ha significato abdicare al primato della politica, riconoscendo alla magistratura la prerogativa di censurare le scelte del governo con ipotesi di reato dissociate dalle norme e dalla razionalità. Infatti, non può esistere il sequestro di persona, imputabile a Salvini, con il comandante della nave dell’Ong spagnola Open Arms che rifiuta di percorrere le alternative indicate da Malta, Spagna e Italia.

Per configurarsi il sequestro coloro che lo subiscono dovrebbero essere vincolati in un luogo senza possibilità di mobilità, mentre nel caso in esame all’Ong era stata concessa la facoltà di scegliere itinerari di navigazioni per assicurare lo sbarco in sicurezza dei migranti. Il vero sequestratore, semmai, è il comandante che ha obbligato i suoi ospiti alla precarietà della situazione nonostante le soluzioni di stabilità prefigurategli. La verità è che gli sbarchi con Salvini sono scesi dell’80% con l’effetto positivo di aver scoraggiato le partenze e i conseguenti lutti in mare. Un merito che andrebbe riconosciuto e non vessato dall’accanimento giudiziario. Gli arrivi finora sono triplicati, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e in queste ore è stato registrato un nuovo focolaio di coronavirus a Treviso a seguito di test eseguiti nel centro di accoglienza dell’ex caserma Serena. Sono risultati positivi 134 migranti che confermano la correlazione tra immigrazione e Covid.

Mario Conte, sindaco di Treviso, ha commentato: “Il nuovo focolaio all’interno della struttura genera un danno incalcolabile, anche in termini di immagine, al nostro territorio del quale lo Stato dovrà rendere conto. Ci stavamo riprendendo, il turismo stava nuovamente vedendo la luce dopo una primavera terribile e con questa batosta ci ritroviamo a terra, dopo che il Governo non ha mai ascoltato la nostra richiesta di chiudere la Caserma”.

Andrea Amata, 1° agosto 2020