C’è una notizia, passata in sordina o quasi del nulla riportata dai media, che ieri ha plasticamente disegnato l’orrore della guerra in tutta la sua crudeltà. Rosemary DiCarlo, sottosegretario generale delle Nazioni Unite, parlando al Consiglio di Sicurezza nello stesso giorno in cui Zelensky chiedeva un “tribunale di Norimberga” per i russi, ha spiegato che la missione di monitoraggio dell’Onu in Ucraina sta verificando anche altre accuse, oltre a quelle ascritte ai militari russi a Bucha: “Ci sono denunce di violenza sessuale da parte delle forze ucraine – ha detto – e da parte delle milizie della protezione civile di Kiev”.
Le accuse ai soldati di Zelensky
Esatto: soldati ucraini che commettono abusi sessuali. Possibile? Credibile? Sì, allo stesso modo in cui sono credibili le accuse rivolte ai militari di Putin che ritirandosi fanno una strage o compiono “stupri di gruppo di fronte a bambini“, sevizie e altri orrori. Il motivo è semplice: la guerra è guerra. E dall’alba dei secoli tira fuori il peggio dell’uomo, sia che si tratti di un aggredito che di un aggressore. Sono pochi gli eserciti al mondo che possono vantare di non aver mai avuto tra le loro fila uomini in armi che si sono macchiati di simili crimini.
La situazione sul campo
Non è ovviamente una gara a chi ha la coscienza meno sporca. A tutti è evidente chi ha iniziato la guerra e chi l’ha subita. Ci penserà l’Onu, o una qualche corte internazionale, a stabilire cosa è successo in questo abbondante mese di scontri. Sempre che il conflitto si chiuda nel breve periodo. Epilogo non scontato, visto come stanno andando le manovre sul campo. La Russia si è ritirata dalla regione di Kiev, ha lasciato Irpin e arretra sul fronte Nord. Batte in ritirata? Non è detto: la storia insegna che le offensive si possono sempre riprendere, magari riorganizzando la logistica. È a Sud ed Est che però si concentrano adesso gli sforzi militari di Putin: lo Zar vuole la caduta di Mariupol, si stanno intensificando i bombardamenti su Odessa, gli scontri nella regione del Donbass sono sempre più aspri.
Lo stallo dei negoziati
Sul fronte diplomatico, invece, dopo giorni di trattative, adesso i negoziati sembrano in stallo. Le parti avrebbero raggiunto un accordo sulla neutralità dell’Ucraina, sulla sua demilitarizzazione e l’assenza di basi straniere nel Paese: più o meno lo stesso accordo proposto da Scholz a Zelensky cinque giorni prima dell’invasione, proposta che il presidente ucraino ha respinto. Ritrovandosi ugualmente a rinunciare al sogno Nato dopo oltre 1.500 civili uccisi.
“Crimini di guerra”
La partita adesso si gioca a livello internazionale. Il conflitto pare ormai diventato uno scontro tra l’Alleanza Atlantica e Putin, combattuto per interposto ucraino. Biden insiste nell’inviare aiuti umanitari e nell’innalzare il livello dello scontro, con la ricerca di un difficile (e rischioso) regime change in Russia. L’Europa è divisa, ma in maggioranza si adegua ormai alla linea americana anche grazie alle immagini arrivate da Bucha. Non è un caso se ieri Zelensky, intervenendo all’Onu, ha calcato la mano sul fatto che “i russi vogliono ridurci in schiavitù”, ha evocato una “nuova Norimberga” per i crimini di guerra, ha chiesto di rimuovere la Russia dal Consiglio di Sicurezza e di toglierle il diritto di veto.
Gli alleati occidentali concordano. Antony Blinken è convinto che quanto accaduto a Bucha “non sia un atto isolato ma parte di una campagna deliberata per uccidere, torturare e stuprare civili”. Mezza Europa, Italia compresa, espelle i diplomatici russi, allontanando la possibilità di un accordo. L’Ue è pronta a varare un nuovo pacchetto di sanzioni, che dopo il petrolio potrebbero includere di nuovo il settore energetico (gas escluso). E la pace sembra sempre più lontana.
Intanto, sul campo, restano le atrocità. Da entrambi i lati dello schieramento. Rosemary DiCarlo ha riferito di “accuse credibili” sull’uso della Russia di “munizioni a grappolo in aree popolate”, bombe vietate dalle convenzioni internazionali se fatte cadere in aree civili. Tuttavia l’Onu ha precisato che “anche le forze ucraine hanno usato tali armi” e “sono oggetto di indagine”.