Esteri

L’Onu si sveglia: indagini sui dipendenti complici nei raid di Hamas

La Corte dell’Aia chiede a Israele di “prevenire atti di genocidio” ma non il cessate il fuoco. Lo scandalo Unrwa scuote la comunità internazionale

Unrwa © numbeos tramite Canva

La guerra in Medio Oriente prosegue tra attacchi, propaganda e ostaggi. Decine di persone hanno bloccato, per il terzo giorno consecutivo, l’ingresso degli aiuti umanitari al valico israeliano di Kerem Shalom con Gaza, mentre Tel Aviv ha bombardato Hezbollah in Libano, un attacco che ha provocato quattro morti. Hamas ha invece diffuso un nuovo video che mostra tre ragazze israeliane prigioniere a Gaza – sarebbero le soldatesse Daniella Gilboa e Karina Ariev e la civile Doron Steinbrecher – un monito per lo Stato ebraico. Ma c’è anche un’altra partita che si gioca a livello internazionale. Ieri è stata la giornata della sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja: le toghe hanno respinto la richiesta di ricorso di Israele sulla denuncia del Sudafrica contro Tel Aviv per genocidio nella Striscia. Pur ritenendo che vi sia sufficiente urgenza per ordinare misure provvisorie, è stata bocciata la richiesta principale di Pretoria di un cessate il fuoco. Ordinando a Israele di prevenire la commissione di atti di genocidio e di fornire assistenza umanitaria alla popolazione locale, non sono stati adottati provvedimenti sulle operazioni militari, destinate a proseguire.

La sentenza della Corte dell’Aja ha scatenato la rabbia di Netanyahu, che ha parlato di “decisione oltraggiosa”, mentre Hamas ha giudicato il verdetto come “un passo importante”. Le ordinanze dei giudici sono vincolanti per le parti e per questo devono essere rispettate dalle partiti. Ma ci sono alcuni elementi di cui bisogna tenere conto: la Corte non ha accertato il genocidio né ha chiesto un cessate il fuoco nella sua sentenza. E c’è un dettaglio sottovalutato nell’elaborazione del giudizio finale: le azioni di Israele sono frutto esclusivamente degli attacchi del 7 ottobre di Hamas. Condivisibile l’obbligo relativo all’assistenza umanitaria, mirata a proteggere i civili. Inusuale, invece, l’appello della presidente della Corte Joan E. Donoghue con cui ha richiamato Israele e Hamas al rispetto del diritto dei conflitti armati e ha perorato il rilascio immediato dei prigionieri di Hamas.

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Ma non è tutto. Ad alzare ulteriormente l’asticella della tensione è stata l’accusa di Israele nei confronti dell’Unrwa: alcuni dipendenti dell’agenzia per i rifugiati palestinesi sarebbero stati coinvolti negli attacchi del 7 ottobre. Sulla base delle “informazioni” fornite “dalle autorità israeliane” il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha annunciato l’avvio di “un’indagine per stabilire senza indugio la verità. Qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo sarà ritenuto responsabile, anche attraverso procedimenti penali”. L’agenzia che coccola palestinesi è spesso finita al centro del dibattito pubblico per il legame con Hamas, tant’è che le sedi dell’Unrwa sarebbero dei veri e propri centri operativi dei terroristi.

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L’eventuale complicità segnerebbe un punto di non ritorno, soprattutto perché parliamo di un ente delle Nazioni Unite. Dopo aver spesso parlato a vanvera in questi mesi, il segretario generale Antonio Guterres s’è detto “inorridito” dalle accuse, ma la situazione non si può certamente risolvere con qualche parolina e qualche pacca sulla spalla. Anche l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha chiesto all’Unrwa di fornire “piena trasparenza sulle accuse” e di adottare e “misure immediate contro il personale coinvolto”. Tranchant la reazione degli Stati Uniti, che hanno sospeso i finanziamenti: “Il Dipartimento di Stato ha temporaneamente sospeso i finanziamenti aggiuntivi all’Unrwa mentre esamina queste accuse e le misure che le Nazioni Unite stanno adottando per affrontarle”. Vietate scappatoie e indagini poco limpide: l’Unrwa dovrà fare chiarezza su quanto accaduto, perchè si parla di complicità in attentati che hanno ucciso più di 1.200 tra donne, uomini e bambini innocenti.

Massimo Balsamo, 27 gennaio 2024