Per dieci giorni mi sono sottratto a famigliari e amici, in segreto, lavorando 18 ore al giorno. Ho scritto e consegnato le bozze e la copertina all’editore (ho il privilegio di essere al contempo scrittore ed editore) di un libro, “FCA remain o exit?” (Grantorino Libri editore, 20 €, 194 pagine, luglio 2019). Non era un libro programmato, è stato un impulso improvviso, inatteso, una specie di aborto spontaneo. È il racconto, scritto con il linguaggio secco dei millenial e dei tweet, sul percorso di un giovane operaio prima, di un importante manager poi, quindi di un ex manager che in tarda età gioca a fare l’investitore in FCA.
All’annuncio che FCA si offriva in sposa a Renault scatta in me, investitore dal 2009 di FCA, proprio nel momento in cui stava per fallire, un immediato bisogno di prendere una decisione sul che fare. Voglio raccontare a me stesso, ai lettori, soprattutto ai giovani millenial e generazione Z, quale sia il processo tecnico ed emotivo per prendere una decisione su un dilemma fattosi emozione: remain o exit? Ero certo che le ipotesi di alleanze per FCA fossero o Peugeot o GM, non altre che Donald Trump mai avrebbe approvato. FCA & Renault, non l’avevo prevista, anzi la mia analisi l’aveva esclusa. Sono due “eserciti” convenzionali pieni di “caserme e di fantaccini”, mi dicevo, mentre i campi di battaglia si sono fatti digitali, che logica ci sarebbe in questa fusione? Le due Proprietà invece hanno fatto una valutazione diversa, il cosiddetto “mercato” l’ha esaltato, ne prendo atto. Solo all’ultima pagina, come in tutti i gialli che si rispettino, il lettore scoprirà l’arcano.
In tempi lontani ho inoculato in quella che sarebbe diventata FCA un virus intellettuale (per darmi un contegno lo chiamo Trojan), così ora ho potuto sistematizzare in un libro sia appunti sia registrazioni relative a Fiat prima e FCA poi. Nella stesura mi sono pure avvalso degli appunti di un amico, un collega più giovane, importante ex supermanager Fiat che ha preferito l’anonimato. Nessuna pretesa di fare un saggio accademico, men che meno una storia dell’azienda, la mia è la semplice sistematizzazione di appunti personali, in un’ottica da investitore.
Nella prima parte del libro racconto il momento più alto del Capitalismo, la Fiat di Vittorio Valletta, e così l’Eni “statale” di Enrico Mattei che, insieme, contribuiranno a creare il miracolo economico italiano. Si succederanno poi altre Fiat, quella di Gianni e Umberto Agnelli, quella di Enrico Cuccia e di Cesare Romiti, quella di Mani Pulite, quella del drammatico declino, con al vertice tante figurine Panini che si comportano da topi impazziti. Infine, quella di Sergio Marchionne.
Nel frattempo il Capitalismo è diventato Ceo capitalism, un altro mondo si sta imponendo: “padroni e manager” sono superati, vanno al potere i CEO versione deal maker che si impossessano di entrambe le figure. La filosofia capitalistica di lavorare nell’interesse sia degli shareholder sia degli stakeholder viene superata da quella della focalizzazione totale e assoluta sulla figura del CEO, versione Zeus, dio del tuono, autentico “padrone” di fatto dell’azienda, in combutta con banchieri d’affari e alti burocrati regolatori. Insomma, Ceo capitalism in purezza. Come analista sento il bisogno di introdurre un nuovo parametro valutativo, soft per eccellenza, l’umanità. Per ora è nulla più di un annuncio.
Sergio Marchionne si rivelerà il più grande di tutti i deal maker su piazza. Questo libro lo certifica: le cifre da me impegnate nell’investimento saranno state pure risibili ma il moltiplicatore che lui ha realizzato è stato incredibile. La sua attività dal 2009 al 2018 si configura come uno dei momenti più alti di questa forma nuova di fare management e business con un uso innovativo di ballon d’essais comunicazionali (il più divertente è stato “Fabbrica Italia”). Il libro è un invito agli studiosi di business e di management, e aggiungo, di comunicazione, perché approfondiscano questo straordinario modello ove Sergio, per estrarre e trasferire ricchezza dagli uni agli altri, ha miscelato teatro, balletto, sinfonia, ha fatto emergere profonde verità e orrende menzogne, scompaginando modalità ormai consolidate. Chapeau a lui!