Nella loro lettera aperta al Presidente del Consiglio, pubblicata sul Sole 24 Ore del 29 luglio scorso (shorturl.at/uR237), i tre leader del centrodestra – Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi – hanno formulato alcune precise proposte in materia di fisco, di lavoro e di giustizia sociale. In merito al primo tema, i capi dell’opposizione hanno scritto: “A questo punto, riteniamo necessario che in ambito fiscale si intervenga con almeno due linee di azione: a. l’esenzione – per gli esercenti attività di impresa, arte o professione soggetti agli Indici sintetici di sffidabilità – dal versamento del secondo acconto Irpef/Ires per l’anno 2020; b. la riduzione del 30% dei coefficienti di calcolo Imu, l’esenzione della predetta imposta per i comuni con una popolazione inferiore ai 3 mila abitanti e per gli immobili commerciali e produttivi sfitti rientranti nella categoria C”.
Come può notarsi, sul piano fiscale il centrodestra propone un intervento di natura transitoria, legato alla particolare situazione che stiamo vivendo, e uno di tipo strutturale, da vararsi a regime. Il primo riguarda le imposte sui redditi dovute da parte di alcune categorie di contribuenti per l’anno in corso. Il secondo concerne l’imposta patrimoniale sugli immobili e si presenta come decisamente più esteso. Viene ritenuto necessario, infatti, agire nelle seguenti direzioni:
1. riduzione del 30% dei moltiplicatori catastali attraverso i quali si determina la base imponibile dell’Imu (quelli che la manovra Monti aumentò da un giorno all’altro, rispetto a quanto previsto per l’Ici, fino al 60%): in sostanza, riduzione del 30% dell’imposta per tutti i tipi di immobili e per tutti i contribuenti.
2. esenzione dall’imposta, per tutti i tipi di immobili e per tutti i contribuenti, nei centri con meno di tremila abitanti: un modo concreto per favorire la rinascita dei tanti borghi d’Italia abbandonati
3. esenzione dall’imposta per gli immobili commerciali e produttivi sfitti: un atto di giustizia, per eliminare una vera e propria vessazione.
In sostanza, l’opposizione politica e parlamentare italiana (che i sondaggi accreditano come rappresentante della maggioranza degli elettori) indica quale unica proposta fiscale di tipo strutturale una decisa attenuazione del peso dell’Imu. Perché è importante sottolinearlo? Perché il fatto che nel dibattito politico entri in modo così deciso il tema della riduzione dell’imposizione patrimoniale sugli immobili è una novità. Sino ad ora, infatti, di Imu si era parlato (Confedilizia a parte, naturalmente) essenzialmente per discutere sull’opportunità o meno di tassare la prima casa (facendolo, per di più, in modo quasi sempre piuttosto superficiale). Che finalmente un intero schieramento politico, in un documento formale indirizzato al Premier, metta in evidenza il “problema Imu” nella sua interezza, è già un risultato. Vuol dire che si è finalmente compreso che questa imposta – con i suoi 22 miliardi di euro di gettito annuo – non sta soltanto (si fa per dire) depauperando il risparmio privato degli italiani, ma sta causando effetti negativi su tutta l’economia: compressione dei consumi, chiusura di imprese, perdita di posti di lavoro, svuotamento delle garanzie bancarie ecc.